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Alessandro, a 16 anni salva un uomo col defibrillatore: “Mai usato prima, non sono un eroe”

Alessandro, 16 anni, ha raccontato come ha salvato il padre di un ragazzino che ha avuto un infarto dopo un incontro scout in parrocchia ad Arezzo: “Non l’avevo mai usato ma senza defibrillarlo il cuore” di quell’uomo “si sarebbe fermato per sempre”.
A cura di Biagio Chiariello
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"Non avevo mai preso in mano un defibrillatore vero ma era l'alternativa fra la vita e la morte: o provarci o lasciare che un padre di spegnesse tra le mie braccia". Alessandro D. a sedici anni ha salvato il padre di un ragazzino, colto da un infarto, grazie a quello strumento che aveva imparato ad usare a scuola.

I fatti sono avvenuti in una serata al campo estivo della parrocchia di San Marco ad Arezzo. Quella che doveva festa ha rischiato di trasformarsi in tragedia. Ma grazie a quel giovane, che non vuole farsi chiamare eroe, tutto è andato per il verso giusto.

Ero seduto sul muretto del piazzale di San Marco – ricorda Alessandro al Corriere della Sera – ed era appena finita la cena del campo scout, la gente se ne stava andando via, anche questo padre era venuto a riprendere il figlio di 11 anni.

Il 16enne sente un rumore che ricorda come "sordo" e vede un uomo che, camminando per mano con il figlioletto, si accascia a terra e lotta per respirare: "Mi sono avvicinato e gli ho tastato il polso: il battito c'era ancora ma debolissimo, respirava a fatica, rantolando"

Il ragazzo, va sottolineato, un vero e proprio corso di primo soccorso non l'ha mai frequentato. Ma gli "è venuto spontaneo di provare ad applicare le manovre che mi avevano insegnato al liceo, durante le lezioni di ginnastica" racconta Alessandro. Quindi ha chiesto se avevano un defibrillatore. Sì, lo aveva lasciato don Silvano Paggini, il vecchio parroco.

Alessandro corre, sgancia la valigetta d'emergenza, legge le istruzioni al volo, e comincia la manovra. Per tre volte, il cuore dell'uomo riparte e si ferma, ma il giovane continua finché non lo salva. Anche grazie a quello che aveva imparato da un prof di educazione fisica al primo anno delle superiori che "ci ha abituato a fare manovre di rianimazione con i manichini. Ma una cosa sono i fantocci e un'altra una persona incosciente che lotta per la vita".

Alessandoro non vuole prendersi meriti, ma è convinto che "senza defibrillarlo il cuore" di quell'uomo "si sarebbe fermato per sempre".

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