Alessandra Zorzin, vicini di casa: “Udimmo un rumore, quell’uomo ci disse che era caduto un mobile”
"Ho sentito un colpo e ho chiamato Alessandra ma invece di lei, sul terrazzo s’è affacciato quell’uomo, che avevamo già visto qui, in passato. Mi ha detto di non preoccuparmi, che era caduto un mobile e che lei si stava preparando per uscire. Poi è sceso e si è incamminato verso la sua auto, come se nulla fosse". A parlare è al Corriere della Sera la vicina di casa di Alessandra Zorzin, la 21enne uccisa con un colpo di pistola al volto nella sua casa di Montecchio Maggiore, nel Vicentino, da Marco Turrin, guardia giurata di 38 anni. La donna ha raccontato di aver udito prima i due litigare e poi un forte rumore, infine hanno visto Turrin allontanarsi a bordo della sua Lancia Y, ignari della tragedia che si era appena consumata tra quelle mura domestiche. È stata lei insieme al coniuge ad aver allertato il marito di Alessandra, anche lui di nome Marco, che si trovava a pranzo dai genitori mentre la figlia di due anni della coppia era all'asilo.
"Sul pavimento del corridoio c’erano il ciuccio della bambina e un paio di occhiali – ha raccontato l'uomo che ha accompagnato il marito di Alessandra in casa -. Ci è sembrato subito strano: Marco diceva che senza di quelli, Alessandra non ci vedeva. Quando siamo arrivati in camera lei era lì, in una pozza di sangue. Era vestita, con uno zainetto sulle spalle, probabilmente è stata uccisa mentre si preparava ad uscire per andare a prendere la sua bambina all’asilo". Quello che è successo dopo è noto: le forze dell'ordine si sono messe sulle tracce dell'assassino della 21enne, che ha terminato la sua corsa qualche ora dopo, intorno alle 20:30 di sera, quando, braccato da carabinieri e polizia, si è suicidato con la stessa arma usata per uccidere Alessandra.
Intanto, emergono nuovi dettagli sulle indagini in corso per cercare di ricostruire esattamente cosa è successo mercoledì e il movente alla base del delitto. Stando alle ultime indiscrezioni, pare che Turrin avrebbe rubato ad Alessandra, con la quale si frequentava da qualche mese, come ha raccontato suo padre, Pietro Turrin, il telefono per setacciare foto e messaggi e capire con chi si sentiva e chi frequentava. Ora il cellulare non si trova, né quello di Alessandra né quello di Marco, il quale probabilmente si è liberato di entrambi, forse perché temeva di essere individuato durante la fuga tramite la geolocalizzazione dello smartphone. Inoltre, i Comuni di Sovizzo e Montecchio Maggiore hanno dichiarato il lutto cittadino. "Da oggi e fino al giorno del funerale le bandiere esposte in municipio saranno abbassate a mezz’asta" ha spiega il sindaco, Gianfranco Trapula.