Alessandra Zorzin, folla al funerale: per lei messaggi di addio scritti con i pennarelli sulla bara
Circa 300 persone hanno partecipato questa mattina al funerale di Alessandra Zorzin, la mamma di 21 anni uccisa con un colpo di pistola al viso da Marco Turrin per motivi che devono ancora essere chiariti. Amici, parenti e comuni cittadini si sono dati appuntamento alle 10:30 al duomo di Santa Maria e San Vitale di Montecchio Maggiore, nel Vicentino, per dare l'ultimo saluto alla giovane, ai familiari sono stati consegnati dei pennarelli con cui hanno scritto messaggi di addio direttamente sulla bara e fiori a tutti i presenti da portare a casa e da regalare alle persone che si amano. Don Paolo Bussato, che ha celebrato la funzione, ha detto durante l'omelia che le cause di quanto successo ad Alessandra "non trovano risposta umana". Presente alla cerimonia anche il sindaco Gianfranco Trapula, che nei giorni scorsi aveva invitato la cittadinanza a partecipare alle esequie in maniera disciplinata e discreta. Il primo cittadino ha ribadito il suo no alla violenza contro le donne. "Cominciamo a dirlo con questi fiori", ha detto, sottolineando di impegnarsi affinché le istituzioni agiscano concretamente per contrastare "la violenza di genere in ogni sua forma".
Alessandra è stata uccisa lo scorso 15 settembre nella sua casa di Valdimolino, frazione di Montecchio Maggiore, in provincia di Vicenza, mentre si trovava da sola: il marito era a pranzo dai genitori e la sua bambina di 2 anni era all'asilo. A far partire l'unico colpo di pistola che le ha sfigurato il volto è stato Marco Turrin, guardia giurata padovana di 38 anni. Erano stati i vicini di casa a lanciare l'allarme: avevano sentito litigare, poi un forte rumore, e infine avevano visto un uomo lasciare quell'appartamento a bordo della sua Lancia Y. Era l'assassino che si dava alla fuga. Una fuga continuata fino a tarda sera quando, braccato da carabinieri e polizia, in quella stessa vettura si è suicidato con la stessa arma usata per ammazzare Alessandra. Indagini sono ancora in corso per capire il movente del delitto. Il papà del killer, Pietro, ha raccontato alla stampa che "sapeva che il figlio e la vittima si frequentavano da 6/7 mesi, ma qui lei non è mai venuta".