Alessandra Matteuzzi, Padovani “ancora ossessionato da lei”. La colpiva mentre era a terra esanime
La 56enne Alessandra Matteuzzi era ormai agonizzante a terra sotto casa sua quella terribile sera del 23 agosto 2022 a Bologna, dopo essere stata colpita decine di volte con un martello e anche con una panchina e uccisa dal suo ex fidanzato, ma l'assassino reo confesso, il 27enne Giovanni Padovani, in quei drammatici momenti non si allontanò ma prese il telefonino della donna per consultarlo e continuare ripetere ai presenti “Guarda, mi tradisce”.
La ricostruzione dell'omicidio di Alessandra Matteuzzi
La terribile ricostruzione emerge dalle testimonianze di chi si trovò ad assistere alla terribile scena sotto la casa della vittima a Bologna. “Non mi era mai capitato in vita mia di assistere direttamente a una scena così cruenta” ha raccontato un testimone le cui dichiarazioni sono ora agli atti dell'indagine della Procura alla base del processo fissato il 3 maggio prossimo davanti alla Corte d'assise. L'accusa per l'imputato Giovanni Padovani è omicidio aggravato da premeditazione, stalking, futili motivi e legame affettivo.
L'ossessione di Giovanni Padovani per la donna
Secondo il testimone, Padovani a un certo punto raccolse da terra il telefono della donna, e iniziò a scorrere le chat “aprendone alcune per farmi vedere il contenuto e aggiungendo: ‘guarda, vedi che mi tradisce”. Un comportamento estremo dettato dalla ossessione che ormai il 27enne aveva sviluppato nei confronti della vittima.
Una ossessione che, di fronte alle prove raccolte contro di lui, l’imputato ammette di avere pur negando strenuamente di aver premeditato l’assassinio. "Adesso che ho ben compreso che Alessandra Matteuzzi è morta, riferisco di essere cosciente che il mio gesto è stato gravissimo e che ne devo pagare le conseguenze, vi chiedo anche di aiutarmi a liberarmi dall'ossessione per Alessandra che tutt'ora mi assale" ha dichiarato infatti Giovanni Padovani nell'interrogatorio davanti ai pm della Procura di Bologna avvenuto il 15 febbraio scorso.
Il 27enne ha confermato la "relazione tossica" con Alessandra Matteuzzi ma ha cercato di sminuire la sua posizione parlando di "morbosità reciproche" e negando di essere "un persecutore". Il controllo dei telefoni a suo dire era "un'iniziativa reciproca e in ogni caso non continuativa". E anche "l’impossessarsi delle password degli account social era una cosa condivisa".
"Padovani era lucido, freddo"
Padovani nega di aver premeditato il brutale assassinio della sua ex e di fronte agli addebiti dei pm, che gli contestano ricerche precise sui telefoni relativi a "come uccidere a sprangate" o "pena omicidio volontario”, dice che si trattava di "sfoghi virtuali”. L’uomo di recente è stato trasferito nel reparto psichiatrico dell'istituto penitenziario di Piacenza ma, secondo tutti i testimoni, quel giorno ha agito con estrema lucidità.
“Per me le condotte che il ragazzo portava avanti erano quelle di una persona scossa, ma comunque centrata, presente e attenta a quello che stava facendo” ha raccontato l’uomo che si era frapposto tra l’omicida e la vittima. Un'altra vicina, anche lei intervenuta richiamata dalle urla di Alessandra Matteuzzi, ha confermato che “Lui era lucido, freddo e continuava a dire ‘Non ce l'ho con voi, tanto in carcere ci vado’”.