Alcoa chiude l’impianto di Portovesme: non è competitivo
L'Alcoa chiuderà l'impianto di Portovesme, in provincia di Carbonia-Iglesias. Ad annunciare la decisione di cessazione delle attività della fonderia, ferme comunque dal 2012, è la stessa azienda che nel polo del Sulcis Iglesiente produceva alluminio primario. "La chiusura ridurrà la capacità produttiva complessiva di Alcoa di 150.000 tonnellate a 3,6 milioni tonnellate annue – si legge in una nota della società americana- L'interruzione della produzione era stata attuata nel 2012 per gli elevati costi di produzione, tra i più alti negli smelter di Alcoa, e le limitate prospettive di competitività dell'impianto". Il gruppo a stelle e strisce spiega che le “ragioni fondamentali che hanno reso la fonderia di Portovesme non competitiva, purtroppo, non sono cambiate" da allora, ha detto Bob Wilt, presidente di Alcoa Primary Products, chiarendo l'odierno addio all'impianto. "Continueremo a rispettare gli impegni assunti per i nostri dipendenti e i nostri stakeholder, in buona fede, come abbiamo sempre fatto" ha aggiunto. In particolare, per i lavoratori è previsto un programma di sostegno finanziario e sociale comprensivo di servizi per l'outplacement e la ricerca di una nuova occupazione. La chiusura – prosegue il comunicato – è in linea con la strategia di Alcoa per “creare una business commodity a livello globale competitiva. Il totale oneri degli di ristrutturazione nel terzo trimestre 2014 a seguito della chiusura di Portovesme dovrebbero essere tra i 170 milioni dollari e 180 milioni dollari al netto delle imposte, ovvero tra 0,14 e 0,15 dollari per azione, di cui circa il 60 per cento è non-cash”. La nota dell’azienda americana spiega infine che “gli oneri complessivi per le ristrutturazioni, che saranno registrati nel terzo trimestre 2014 a seguito della chiusura, si attesteranno tra 170 e 180 milioni di dollari al netto delle imposte, o tra circa 0,14 e 0,15 dollari per azione, di cui circa il 60% non-cash”.
La decisione di chiudere l’Alcoa è commentata dal presidente della Regione Sardegna, Francesco Pigliaru. L'annuncio "non ha alcuna conseguenza sulle trattative per la cessione dello stabilimento", dice Pigliaru che già nei giorni scorsi era stato assicurato sul fatto che questo evento non avrà implicazioni sull'impegno relativo alla vendita della fabbrica e sugli impegni assunti per i lavoratori dello stabilimento sulcitano. "La Regione – dice un comunicato – continua a essere attivamente impegnata in prima persona nella trattativa per favorire l'acquisto degli impianti di alluminio da parte di un altro soggetto imprenditoriale. L'iniziativa non è stata allentata in queste settimane d'agosto e si lavora con il massimo sforzo con l'obiettivo di pervenire a un memorandum d'intesa". Per i sindacati è necessario invece l'intervento del governo, "che deve decidersi e dire una volta per tutte se si vuole considerare importante oppure no la produzione di alluminio in Sardegna e in Italia".