“Alberto Trentini sta bene”: dal Venezuela “prova certa” sulle condizioni del cooperante arrestato due mesi fa
Sarebbe in buone condizioni di salute Alberto Trentini, il cooperante veneziano arrestato in Venezuela oltre due mesi fa. Le prove, secondo quanto apprende Ansa da fonti informate, sarebbero giunte su un canale tenuto aperto dal nostro Paese con le autorità locali.
Trentini era arrivato in Venezuela il 17 ottobre scorso per una missione con le Ong Humanity e Inclusion. Il 15 novembre, mentre da Caracas si recava a Guasdalito, è stato fermato ad un posto di blocco e conseguentemente arrestato. I familiari del giovane si sono mobilitati appena appreso del fermo con appelli ed iniziative per chiedere il ritorno a casa di Alberto.
Due giorni fa, la famiglia di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso in Egitto, hanno voluto lanciare un appello per il cooperante in arresto. "Chiediamo che il governo si dia una mossa perché è passato troppo tempo, non si sa dove sia. Vogliamo che questo giovane italiano torni a casa sano e salvo e che venga rispettato come portatore di pace".
Attualmente il 45enne arrestato in Venezuela si troverebbe in un carcere di Caracas, probabilmente nella sede centrale dei servizi a Boleita. Le prigioni del Dgcim sono tristemente note perché oggetto di inchiesta delle Nazioni Unite per crimini contro l'umanità
.La Farnesina sta cercando un'interlocuzione ma non è riuscita per ora a trovare un accordo con il governo Maduro. Dietro l'arresto vi sarebbe la volontà da parte del Venezuela di ottenere un riconoscimento ufficiale dal governo italiano e così anche da Francia e Germania.
La famiglia del cooperante italiano non avrebbe ancora ricevuto alcuna telefonata da parte dell'uomo nonostante le promesse delle autorità venezuelane in contatto con istituzioni diplomatiche italiane.