Alberto Trentini arrestato in Venezuela, ancora zero contatti con ambasciata e famiglia
Nei giorni scorsi, la famiglia di Alberto Trentini, il 45enne di Venezia arrestato a un posto di blocco a Guasadalito, in Venezuela, ha ricevuto la telefonata del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha voluto rassicurare la mamma dell'operante della Ong "Humanity e inclusion" sugli sforzi in atto da parte dell'Italia per ricondurre il 45enne a casa.
Dopo la telefonata del Capo dello Stato, a casa Trentini il telefono non ha più squillato. La madre del cooperante arrestato il 16 novembre sperava in un contatto, almeno telefonico, con il figlio. Al momento però non ci sono notizie dirette di Trentini che, con la sua Ong, era diretto in un villaggio per portare aiuti umanitari e che è stato consegnato nelle mani del Dgcim, la direzione del controspionaggio militare di Nicolàs Maduro.
Attualmente il 45enne si troverebbe in un carcere di Caracas, probabilmente nella sede centrale dei servizi a Boleita. La Farnesina, che sta cercando un'interlocuzione, non è riuscita per ora a trovare un accordo con il nuovo governo Maduro. L'Italia non conosce infatti le accuse mosse nei confronti del cooperante.
Dietro l'arresto vi sarebbe però la volontà da pare del Venezuela di ottenere un riconoscimento ufficiale dal nostro governo. E così da Francia e Germania. La visita consolare in carcere e una telefonata a casa erano i primi due obiettivi delle nostre autorità durante i colloqui con la controparte venezuelana ma per ora niente da fare. Le prigioni del Dgcim sono tristemente note perché oggetto di inchiesta delle Nazioni Unite proprio per i crimini contro l'umanità. La famiglia del 45enne è difesa dall'avvocata Alessandra Ballerini.