Alberto Stasi fuori dal carcere, la mamma di Chiara Poggi: “Non è una bella notizia, mai pentito”
"Non sono notizie belle, lui non si è mai pentito" così la mamma di Chiara Poggi ha commentato la notizia che l'uomo condannato per la morte della figlia, Alberto Stasi, ha ottenuto da 4 mesi la possibilità della scarcerazione diurna, lasciando la cella per recarsi al lavoro all'esterno del penitenziario. Una notizia che ha colto impreparati i genitori di Chiara, uccisa nel 2007 a Garlasco (Pavia). I due infatti hanno appreso della circostanza solo dai giornali e non ne sapevano nulla.
La mamma di Chiara Poggi, Rita Preda, non nasconde la delusione per la decisione dei giudici ma ovviamente è consapevole che la loro famiglia non ha e non può avere alcun ruolo nella vicenda. "Sapere che chi ha ucciso nostra figlia dopo sette anni già esce dal carcere, pur senza aver mai ammesso la sua responsabilità, spiace. Ma la legge è così e non possiamo farci niente. Del resto ci aspettavamo che un momento o l'altro avrebbe ottenuto questo beneficio" ha dichiarato infatti la signora Preda.
Quello che amareggia i parenti di Chiara è che nessuno li ha informati. "Non ne eravamo informati e non ci ha fatto piacere apprendere la notizia in questo modo. Avremmo voluto saperlo non dal giornale" hanno spiegato. Più duro l'avvocato di famiglia che ha dichiarato: "C'è un tema di ammissione di responsabilità. Il primo giudice aveva negato il lavoro esterno perché Stasi non ha mai ammesso nulla. Altri tribunali non lo concedono se non risarcisci e non c'è un pentimento. Succede solo a Bollate e per i detenuti mediatici".
Parole a cui ha replicato l'avvocato difensore di Stasi “Penso che Alberto Stasi abbia il diritto di pensare al suo futuro, di ricostruirsi una vita in pace, senza dover essere riprocessato. Stasi non è speciale, è una cosa normale che fa parte del programma di trattamento – lo dice la Costituzione che la pena ha una funzione rieducativa – vale per tutti, non vedo la particolarità di questa situazione” ha dichiarato, aggiungendo: "Il fatto che lui abbia sempre negato gli addebiti rimane un suo diritto anche in fase esecutiva. Un magistrato non potrebbe mai rigettare l’articolo 21 sul lavoro esterno solo perché il condannato ha sempre negato i fatti perché questo è un suo diritto insindacabile”.