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Alan Friedman ricorda Silvio Berlusconi: “Per Putin era l’ultimo dei Mohicani, si volevano bene”

L’intervista di Fanpage.it ad Alan Friedman, che ha scritto la prima biografia autorizzata di Silvio Berlusconi intitolata “My way”: “Figura storica e cruciale per la cultura italiana, ma politicamente non è riuscito a fare le riforme liberali promesse. È stato il primo populista di questa epoca moderna della politica, ha promesso la luna”.
Intervista a Alan Friedman
giornalista ed esperto economico.
A cura di Ida Artiaco
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"Silvio Berlusconi è una figura storica e grande imprenditore. Politicamente non è riuscito a realizzare tutte le promesse e le riforme liberali che aveva proposto, ma resta colui che più di ogni altro ha plasmato la cultura italiana, anche attraverso la sua televisione".

A parlare a Fanpage.it è Alan Friedman, famoso giornalista economico e autore di My way. Berlusconi si racconta a Friedman, la prima biografia autorizzata del Cavaliere, morto ieri a 86 anni. Dal libro in questione è stato realizzato anche un documentario diretto da Antongiulio Panizzi e prodotto dalla Leone film Group sulla vita del leader di Forza Italia. Pochi hanno potuto conoscere così da vicino Silvio Berlusconi come Friedman.

Dott. Friedman, chi è stato per lei Silvio Berlusconi?

"Silvio Berlusconi è stata una figura storica tra fine Novecento e inizio di questo secolo, una figura dominante che ha plasmato la cultura e la società italiana insieme alla politica dopo la caduta della Prima Repubblica. È stato molto bravo come imprenditore, cruciale nel mondo della televisione, ma per il resto è stato anche una figura controversa, avendo avuto decine e decine di rinvii a giudizio e processi. La cosa interessante è che viene visto all'estero più per i suoi scandali, mentre è stato trattato con più rispetto a casa sua, in Italia".

Lei ha scritto la prima biografia autorizzata di Berlusconi intitolata "My Way". C'è un aneddoto che può raccontarci?

"Ricordo una volta che Berlusconi era ad Arcore, era appena tornato dai servizi sociali. Io ero a casa sua, in quei 18 mesi in cui ho girato per ore dei video con lui, e gli ho chiesto se vedeva una qualche somiglianza con Donald Trump. E lui mi rispose: "NO", facendo una faccia come a dire che non gli piaceva molto quel personaggio.

Sei mesi dopo ero in Texas e ho fatto la stessa domanda a Trump, se lui si vedesse simile a Berlusconi. Mi ha risposto: "Sì, siamo entrambi ricchi e importanti leader", era contento di essere paragonato al Cavaliere. Berlusconi è stato il primo vero populista di questa epoca moderna della politica, che ha promesso la luna. Ma è stata anche una figura controversa, circondata da scandali. Quindi diciamo, una persona imperfetta".

Cosa ci può dire invece del rapporto con Putin?

"Sono stati amici dal 2001 quando si sono conosciuti al G8, si volevano molto bene. Ricordo che a luglio del 2015 sono andato a Mosca a intervistare Putin per questa biografia sulla vita del Cavaliere. Quando gli ho chiesto di Berlusconi è stato molto tenero, rispettoso, l'ha chiamato ‘l'ultimo dei Mohicani" in politica, in riferimento al capo delle tribù indiane in America. Loro si volevano bene, ho scritto anche un articolo per il Financial Times su questo, ma erano un po' una coppia strana. La loro amicizia è finita con Berlusconi che alla fine era forse troppo generoso anche in tempi di guerra con Putin".

Come giudica la sua politica economica?

"Berlusconi ha promosso una visione liberale e promesse riforme strutturali, come la Tatcher aveva fatto in Inghilterra e come poi Schröder ha fatto in Germania. Ma lui non ci è riuscito ed anzi l'Italia non ha ancora fatto nulla di tutto ciò finora. Ha provato Brunetta con la pubblica amministrazione, lui stesso ci ha provato, ma era più occupato con il sistema giudiziario. Non ci è riuscito, non ha potuto o voluto fare le riforme che ha promesso, quindi possiamo dire che dal punto di vista di politica economica non è stato capace di rilanciare il Paese anzi l'economia è andata in crisi. Tutti ricordiamo che nel 2011 c'era questa serie di riforme che Mario Draghi chiese di effettuare con Trichet ministro che non sono state fatte, a cui è seguito un drammatico periodo. Per cui, possiamo concludere dicendo che è stato un grande imprenditore, che ha plasmato con la sua televisione la cultura italiana ma politicamente non è riuscito a realizzare tutte le promesse e le riforme liberali fatte".

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