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Il deputato tedesco Marian Wendt che ha organizzato gli aiuti all’Italia: “Dobbiamo aiutarci”

Fanpage.it intervista il deputato tedesco Marian Wendt, 34 anni, c’è lui dietro le operazioni di aiuto al nostro Paese che prevedono anche il trasferimento di : “Siamo tutti europei e sicuramente dobbiamo aiutarci nei momenti di difficoltà. I pazienti verranno trattati negli ospedali di Leipzig, Dresda e Coswig”.
A cura di Gianluca Orrù
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Tute medicali e 800mila maschere protettive dalla Cina per l'Italia, e ora la Germania riceve otto pazienti italiani perché possano essere curati in un ospedale tedesco di Leipzig. Dietro queste operazioni il deputato tedesco Marian Wendt. Trentaquattro anni, nel Bundestag dal 2013 con la CDU, Wendt è molto attivo nel supporto alle nazioni europee in questa emergenza Coronavirus. Prima di tutto, grazie per il supporto: "Siamo tutti europei e sicuramente dobbiamo aiutarci nei momenti di difficoltà. I pazienti verranno trattati negli ospedali di Leipzig, Dresda e Coswig".

Perché lo avete fatto? La Germania ci aiuterà con altre risorse, ci saranno altri italiani ospedalizzati da voi?

"La questione è aiutarsi tra esseri umani. Conosco molti parlamentari italiani, siamo molto uniti e connessi anche come gruppo parlamentare. Abbiamo già inviato un aereo con 20 tonnellate di aiuti medicali. La Sassonia è stato il primo Land a farlo, ma altri come il Nord Reno-Westfalia seguiranno. Il progetto è sicuramente complesso dal punto di vista logistico, dobbiamo attraversare le Alpi con gli aerei, non è banale di questi tempi. Inoltre, abbiamo attivato anche un supporto operativo con gli stati confinanti, come Francia e Bulgaria. In questo caso le distanze sono più brevi e percorribili con ambulanze o trasporti, quindi è più semplice aiutare rispetto all'Italia".

Molte persone in Italia si interessano molto dei rifornimenti in arrivo dalla Cina o dalla Russia, ma molto meno quando questo tipo di aiuti arriva dalla UE, come mai?

"Russia e Cina vogliono aiutare, ma politicamente parlando loro vogliono mettere un piede in Europa, per separare le nazioni europee e avere a che fare con ciascuno di noi singolarmente. Il Coronavirus ha la potenza per distruggere l'Europa, per questo dobbiamo fare il più possibile per resistere".

Cosa pensate a proposito dell'attivazione della clausola di salvaguardia del Patto di Stabilità? Sarà sufficiente a combattere la crisi economica che sta per colpire l'Unione Europea?

"Ora è importante mostrare alle imprese che faremo di tutto per stabilizzare l'economia. Il parlamento tedesco ha attivato 156 miliardi di euro di crediti finanziari per quest'anno, è un grande supporto all'economia. Ma non sarà un contributo a pioggia, solo le aziende che hanno veramente bisogno riceveranno questi aiuti e sono le aziende in crisi a causa del Coronavirus. Non possiamo salvare tutti. Inoltre, le nostre aziende non possono perdere di valore. Le aziende americane e cinesi sono pronte a fare shopping in saldo delle aziende europee. Questo non deve succedere! Questo fondo speciale che abbiamo attivato è un investimento nelle nostre imprese. 10 anni fa abbiamo comprato e sostenuto le banche, le abbiamo salvate e adesso sono stabili. Pianifichiamo una cosa simile con le aziende, ma solo quelle che sono in crisi per il Coronavirus. Noi europei dobbiamo essere padroni delle nostre aziende".

Cosa intende con "aiuteremo solo le aziende che sono in crisi per il Coronavirus"?

"Parliamo di Alitalia, per esempio. Questa azienda era in crisi già prima del Coronavirus e adesso sta peggiorando. Questa azienda deve essere ristrutturata. Alitalia non dovrebbe essere comprata dai Cinesi, perché questo permetterebbe loro di entrare nel mercato europeo e creare nuovi problemi alle aziende europee".

La Crisi del Coronavirus è un'opportunità per l'Europa di cambiare la sua politica di Pareggio di Bilancio? Stiamo per affrontare una grossa crisi nei prossimi anni? Come pensa dovrebbe reagire l'Europa?

"Dobbiamo ristrutturare l'Unione Europea e dobbiamo fare tutto ciò che è necessario. Aumentare il debito pubblico è accettabile, visto che siamo in una crisi. Paragono la nostra condizione attuale a quella del secondo dopoguerra. Ma non dobbiamo buttare soldi per aiutare aziende che erano già in crisi prima del Coronavirus. C'è un lavoro enorme da fare per la digitalizzazione dell'economia e della politica. Una maggiore digitalizzazione, specialmente in campo politico, sarebbe stata estremamente utile in un momento come questo. Guardiamo all'esempio dei piccoli ristoranti. Hanno aumentato l'efficienza con la digitalizzazione e in qualche modo possono mitigare la crisi con la consegna porta a porta e i pagamenti digitali. Dobbiamo cogliere l'opportunità di imparare gli uni dagli altri".

Pensa che il Lockdown italiano sia stato una buona idea? Qual è la sua opinione a proposito delle azioni intraprese dalle autorità tedesche per contenere l'epidemia?

"Penso che il Lockdown italiano stia funzionando, visto che l'epidemia è stata contenuta nelle regioni dove si è diffusa all'inizio. Qui in Germania l'epidemia è diffusa in modo più omogeneo, quindi possiamo gestirla tra tranquillamente. I problemi che l'Italia sta affrontando in questo momento sono il numero di casi in terapia intensiva e la concentrazione dell'epidemia in una zona relativamente piccola. Fino ad ora in Germania non abbiamo questo tipo di problemi".

Come state aiutando le imprese e i cittadini che sono colpiti dalla crisi del Coronavirus?

"Per le aziende pensiamo di fare qualsiasi cosa sia necessaria ("Whatever it takes") per salvare quelle che sono in crisi a causa del Coronavirus. Questo vuol dire che non salveremo tutti, ma ci impegneremo per salvare quelle aziende che meritano di essere salvate. Per i cittadini, non pensiamo di dare loro soldi direttamente, ma di aiutarli con i contributi sociali. Pensiamo di dare alle persone il 60-70% del reddito eventualmente perduto e stiamo abbassando il livello per accedere all'assistenza sociale, anche per quelli che non possono lavorare perché hanno i bambini a casa. Pensiamo di dare molto supporto concreto a lavoratori e impiegati tedeschi".

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