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Agguato durante la notte al giornalista Ario Gervasutti nel 2018, mandante e killer trovati 5 anni dopo

Fu oggetto di un agguato insieme alla sua famiglia e ai suoi figli mentre dormiva. Il mandante e l’esecutore dell’attentato ad Ario Gervasutti, giornalista, ex direttore del Giornale di Vicenza e oggi caporedattore del Gazzettino, sono stati rintracciati solo 5 anni dopo.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Ario Gervasutti, foto da Facebook
Ario Gervasutti, foto da Facebook

Cinque anni fa ha vissuto un agguato dal quale lui e la sua famiglia si salvarono per miracolo nel 2018. Pochi giorni fa, Ario Gervasutti, giornalista, ex direttore del Giornale di Vicenza e oggi caporedattore del Gazzettino, ha scoperto che il mandante era Alberto Filippi, un imprenditore vicentino ed ex senatore della Lega con il quale aveva avuto un breve incontro nel 2010, ben 8 anni prima dell'agguato.

Il retroscena è emerso per caso, all'interno dell'inchiesta della Dda di Venezia che ha portato a smantellare la cosca della ‘ndrangheta di Crotone "Arena-Nicoscia" con infiltrazioni nel Nordest. Sono 43 gli indagati, con il 65enne Santino Mercurio, esecutore materiale dell'ordine di  Filippi.  "Nel 2018 – ha raccontato Gervasutti al Corriere della Sera – io sono stato quasi un anno sotto tutela dei carabinieri perché avevamo subìto un attentato serio, opera sicuramente di un professionista che tra l'altro aveva intenzione di ferire mio figlio che dormiva".

Il tutto sarebbe avvenuto il 16 luglio 2018. La famiglia stava dormendo e a svegliare il giornalista sono stati 4 colpi di arma da fuoco.

"Mia moglie Federica ha pensato subito a una rapina – ha continuato – perché sotto casa abbiamo una banca e un benzinaio. Mio figlio ha dovuto scrollarsi i calcinacci dal pigiama e lì ho capito che qualcosa non andava. Ho detto alla mia famiglia di restare a terra e ho chiamato i carabinieri. A distanza di tanti anni, mia moglie è più nervosa di allora perché abbiamo un nome, una faccia con cui prendercela e ora sappiamo che ci siamo confrontati con un contesto davvero poco raccomandabile".

Per un anno il cronista è stato scortato ovunque dai carabinieri dopo l'episodio. Prima di allora, racconta, non aveva mai ricevuto telefonate o lettere intimidatorie. 

"Abbiamo scoperto solo poi che l'azione era del tutto dimostrativa, colpendo un giornalista. Gli inquirenti hanno le intercettazioni, le prove del passaggio di denaro e l'ammissione del killer. Io ero arrivato a Vicenza nel dicembre 2009 e dopo qualche mese Filippi, senatore della Lega, aveva un contenzioso che riguardava un terreno di sua proprietà su cui chiedeva un cambio di destinazione d'uso per creare un centro commerciale. Chiese di incontrarmi per raccontare la sua versione e io lo ricevetti, gli feci una bella intervista e lui ne fu molto contento. Passato un mese intervistiamo, come di prassi, chi invece sosteneva il contrario. Lui si infuriò e telefonò insultandomi. Non gli avevo dato peso".


"Ora mi dicono di stare tranquillo perché la cosa è chiusa, hanno tutte le prove possibili: registrazioni, telefonate, confessioni. Si tratta solo di istruire il processo e arrivare a condanna. Probabilmente mi costituirò parte civile nel processo".

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