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Adozioni dalla Bielorussia ferme, 200 bimbi in attesa da 4 anni. Una mamma a Fanpage: “A nessuno importa”

Sono più di 200 i bambini in attesa di abbracciare le loro famiglie adottive: da 4 anni aspettano la firma dell’Italia alla lettera di garanzia prevista dagli accordi bilaterali con la Bielorussia. Una mamma a Fanpage: “Dmitry ha ormai 12 anni, ma a nessuno importa di questi minori”
A cura di Gabriella Mazzeo
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Dmitry e la sua famiglia adottiva
Dmitry e la sua famiglia adottiva

Sono più di 200 i bambini che da anni sono in attesa di adozione in Italia dalla Bielorussia. Per i piccoli, l'iter per l'adozione e il trasferimento nel nostro Paese sarebbe già completo, ma manca la firma sulla lettera di garanzia prevista dagli accordi bilaterali tra Italia e Bielorussia. A ribadire la condizione di questi bambini è una mamma in attesa di poter finalmente accogliere il figlio che conosce dal 2019. A Fanpage.it ha scritto Angela Caristi, che con il marito risiede a Palmi, in Calabria.

In una lunga intervista, la donna ha spiegato di aver conosciuto il suo Dmitry prima dello scoppio della pandemia di Covid-19, quando il minore è arrivato in Italia nell'ambito di un programma per ospitare durante le vacanze estive i bimbi delle strutture per minori della Bielorussia. Allora Dmitry aveva 7 anni e subito ha espresso il desiderio di trasferirsi in Italia. Da quel giorno, la sua famiglia ha iniziato l'iter per poterlo adottare in via definitiva. Il tutto però si è fermato nel 2020, quando l'allora premier Giuseppe Conte si rifiutò di firmare una lettera di garanzia prevista dagli accordi bilaterali con la Bielorussia di Lukashenko.

Il piccolo Dmitry e la sua famiglia adottiva
Il piccolo Dmitry e la sua famiglia adottiva

La lettera serve a garantire alle autorità bielorusse che i bambini adottati saranno trattati come cittadini italiani e saranno affidati a famiglie stabili che possano provvedere al loro sostentamento. Un mero atto politico, secondo il governo, che però non ha mai più visto la firma di un premier in carica. La Cassazione ha ora deciso che questa lettera, che da sola blocca l'intero iter delle adozioni internazionali dal Paese, è un atto amministrativo e che deve essere firmata.

"La sentenza della Cassazione è arrivata a settembre – ha spiegato a Fanpage.it la donna – e adesso stiamo aspettando il verdetto del Consiglio di Stato. Non siamo esperti sul tema, ma siamo sicuri che ci vorrà ancora un po'. Per fortuna siamo seguiti dall'associazione Adozioni Alfabeto che ha sede a Pesaro e che si è occupata degli aspetti legali".

La decisione di provare a mettersi in contatto con i media è arrivata in un pomeriggio di novembre, dopo che mamma Angela si è seduta sul lettino della stanza di Dmitry, la stessa in cui il bimbo non ha ancora avuto occasione di entrare.

"Quando abbiamo conosciuto Dmitry, aveva solo 7 anni. Adesso ne ha quasi 12 e nel frattempo il tempo passa. Lui si sente italiano, canta le canzoni italiane e vuole la divisa da calcio della nazionale del nostro Paese. Gli avevo promesso che sarebbe venuto a vivere qui e ogni tanto, quando parliamo, ci fa sentire in colpa. Questa situazione ci rende molto tristi, perché non sempre sappiamo come rispondergli".

Angela Caristi, suo marito e il piccolo Dmitry
Angela Caristi, suo marito e il piccolo Dmitry

Caristi ha raccontato la storia del suo bimbo, che è stato trasferito da un istituto all'altro per un breve periodo della sua vita. "È arrivato in questa struttura che si occupa di minori con difficoltà. Quando io e mio marito lo abbiamo accolto per la prima volta, ci siamo accorti che i suoi traumi psicologici dovuti alla sua situazione sono importanti".

Sono ormai 4 anni che quasi 200 famiglie sparse in giro per l'Italia aspettano di poter abbracciare i loro bambini che per il momento restano i Bielorussia. La situazione potrebbe essere sbloccata finalmente dal Consiglio di Stato al quale sono stati rinviati gli atti.

"La lettera di garanzia – ha spiegato ancora Caristi a Fanpage.it – deve essere aggiornata con la lista delle famiglie adottanti italiane. Il patto è stato sancito nel 2017, ma dal 2020 questo documento non viene firmato". L'allora premier Conte decise di non apporre la sua firma a causa di violazioni del diritto internazionale commesse da Lukashenko durante le elezioni presidenziali in Bielorussia. "Senza quella lettera, però, il Paese si rifiuta di far adottare i bambini".

Per lungo tempo, anche davanti alle rimostranze delle famiglie adottive, la lettera è stata definita un "mero atto politico" e quindi "non vincolante" per la pratica, ma nel mese di settembre la Cassazione ha definito quella firma obbligatoria, in quanto il documento è in realtà un atto amministrativo. Il ricorso dell'associazione Adozioni Alfabeto viene quindi giudicato ammissibile e gli atti sono stati rimandati al Consiglio di Stato che presto dovrà pronunciarsi.

"Il 28 aprile del 2021 – ha asserito Caristi – la famosa lettera è stata firmata dall'allora ministra della famiglia, Elena Bonetti. Per la Bielorussia però la firma deve essere del premier e quindi ha giudicato il via libera del Ministero poco più che carta straccia. Siamo in attesa di capire adesso quali saranno i tempi, il problema è che nel frattempo gli anni passano e Dmitry non fa più i discorsi di un bambino, fa discorsi di un preadolescente".

Il bimbo è rimasto in attesa paziente per quasi 4 anni mentre i genitori cercano di andare a trovarlo quanto più spesso possibile in Bielorussia. "In Italia non ha più potuto mettere piede – ha ribadito – ma solo perché il programma che gli permetteva di venirci a trovare è saltato, prima per il Covid e poi per le sanzioni. Noi cerchiamo di raggiungerlo almeno due volte all'anno, ma non è semplice. Questi viaggi sono lunghi e costosi".

A 12 anni, il bambino ha finalmente ricevuto un cellulare tutto suo, con il quale può scrivere ai genitori in Italia e chiamare tutte le volte che vuole. "Cerchiamo di restargli vicino e abbiamo sempre un pensiero anche per gli altri bambini della struttura. Quando gli mandiamo giocattoli, cibo italiano e vestiti, gli chiediamo sempre di condividere le sue cose con gli altri. È una situazione angosciante, sembra che a nessuno importi di questi piccoli".

Durante l'intervista, la donna ha raccontato di aver lasciato la camera da letto preparata per il bambino del tutto integra. "Lui ci tiene. Vuole vederla spesso e sapere se tutti i suoi giocattoli sono ancora lì. Il problema è che allora il bimbo aveva 7 anni, adesso sta per compierne 12. Presto quei giocattoli non andranno più bene per lui e dovremo darli via senza che lui li abbia davvero mai usati".

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