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Adnan assassinato a Caltanissetta per aver difeso le vittime del caporalato

Secondo i carabinieriAdnan Siddique, il pakistano di 32 anni ucciso mercoledì 3 giugno a Caltanissetta, nella sua abitazione di via San Cataldo, sarebbe stato ucciso per vendetta: aveva cercato di aiutare alcuni connazionali, braccianti agricoli, vittime del caporalato. Qualche settimana prima di essere ucciso aveva anche subito delle minacce e presentato denuncia.
A cura di Annalisa Cangemi
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Adnan Siddique, l'uomo pakistano di 32 anni ucciso la sera del 3 giugno scorso a Caltanissetta, nella sua abitazione di via San Cataldo, sarebbe stato al fianco di alcuni suoi connazionali che lavoravano in campagna, e che sarebbero vittime del caporalato. Aveva anche accompagnato uno di loro a sporgere denuncia. Potrebbe essere questa la svolta nelle indagini sull'omicidio del ragazzo, che qualche settimana prima di essere ucciso, aveva anche subito delle minacce e presentato denuncia. È questa la pista più battuta dai carabinieri.

Intanto, dall'autopsia è emerso che la vittima è stata colpita con cinque coltellate in diverse parti del corpo: due alle gambe, uno alla schiena, alla spalla e al costato. Quest'ultimo e' risultato quello fatale. I carabinieri, poche ore dopo il delitto, hanno trovato anche il coltello, lungo 30 centimetri, utilizzato dai presunti assassini.

Al momento sono stati fermati cinque pakistani per l'omicidio del giovane. Si tratta di Muhammad Shoaib, 27 anni, Alì Shujaat, 32 anni, Muhammed Bilal, 21 anni, e Imrad Muhammad Cheema, 40 anni e il connazionale Muhammad Mehdi, 48 anni, arrestato per favoreggiamento, tutti interrogati ieri dal gip Gigi Omar Modica. I primi quattro rimangono in carcere mentre il quinto è stato rimesso in libertà ma con l'obbligo di firma.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri Adnan, che per lavoro si occupava di riparazione e manutenzione di macchine tessili, aveva presentato denuncia per minaccia nei confronti dei suoi carnefici. Sta prendendo piede anche l'ipotesi che gli aggressori operassero una mediazione, per procacciare manodopera nel settore agricolo, tra datori di lavoro e connazionali. In cambio avrebbero trattenuto una percentuale sulla loro paga.

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