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Addio allo stipendio in contanti: quali lavoratori riguarda e come potranno essere pagati

Dal primo luglio i datori di lavoro non potranno più pagare lo stipendio dei loro dipendenti e collaboratori in contanti: quali tipi di contratti vengono toccati da queste novità e quali sono i modi per erogare i salari senza ricorrere al pagamento in contanti.
A cura di Stefano Rizzuti
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Dal primo luglio le aziende non potranno più pagare i lavoratori in contanti ma potranno utilizzare solamente pagamenti in banca, alle poste o attraverso strumenti come il bonifico e il pagamento elettronico. La novità è stata introdotta con l’ultima legge di bilancio e prende spunto da una proposta di legge approvata dalla Camera in autunno. L’obiettivo di questa norma è quello di evitare la prassi per cui il datore di lavoro consegna al lavoratore uno stipendio inferiore rispetto ai limiti previsti dalla contrattazione collettiva. Prima, in sostanza, il datore poteva dare un importo ridotto pretendendo però che il dipendente firmasse la busta paga (ora non più vincolante) a importo pieno. Dal primo luglio non sarà più possibile e il lavoratore non potrà più essere ricattato.

Come potranno essere pagati i lavoratori

Senza lo strumento del pagamento in contanti per i datori di lavoro le possibilità sono comunque molte. La prima è quella del bonifico bancario. A cui si affiancano gli strumenti per il pagamento elettronico, gli assegni bancari, ma anche il pagamento tramite contanti allo sportello bancario o postale. A venire abolito è solo il pagamento diretto in contatto, ovvero il passaggio di soldi dalla mano del datore di lavoro a quella del dipendente.

I contratti che prevedono il divieto di contanti

La novità che verrà introdotta a partire da luglio non riguarda tutti i rapporti di lavoro. Varrà, invece, per il lavoro subordinato, per i Co.co.co e per i contratti stipulati dalle cooperative. A non rientrare nella normativa saranno i rapporti lavorativi con la pubblica amministrazione (ma in questo caso esiste già un limite di mille euro, dal 2011, sopra il quale non è possibile pagare in contanti), i contratti di badanti e colf che lavorino per almeno quattro ore al giorno presso lo stesso datore di lavoro, e i pagamenti di borse di studio. Sono esclusi da questo provvedimento anche i rimborsi spese o gli anticipi di spese.

Le sanzioni per chi paga in contanti

In caso di mancato rispetto della normativa il datore di lavoro rischia di ricevere sanzioni che possono andare dai mille ai 5mila euro per ogni dipendente. La legge consente comunque di avere un tempo minimo – previsto in 180 giorni – per le aziende per adeguarsi: nei primi sei mesi non verranno quindi erogate sanzioni.

I divieti già esistenti per il pagamento in contanti

Lo stop al contante introdotto con la legge di bilancio riguarda solamente i rapporti lavorativi. Ma ci sono anche altre operazioni che non è possibile fare in denaro contante. La norma antiriciclaggio ha introdotto il divieto di trasferire denaro per più di 3mila euro a qualsiasi titolo. Una soglia che si riduce a mille euro per i money transfer. Per i compro oro non è possibile effettuare acquisti pagando più di 500 euro in contanti, mentre per le attività di commercio al minuto e per gli agenti di viaggio il limite si alza a 10mila euro ma riguarda solo operazioni relative al turismo. Infine, il limite massimo di mille euro di pagamenti in contanti vale anche per l'erogazione delle pensioni già dal 2011.

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