Addio al partigiano-sindaco “Renzino”: Edoardo Succhielli è morto a 99 anni
Si è spento nella sua abitazione in Toscana a 99 anni il comandante partigiano Edoardo Succhielli, nome di battaglia “Renzino”, ultimo testimone della cosiddetta “memoria divisa” di Civitella in Val di Chiana (Arezzo), dove i nazisti il 29 giugno 1944 uccisero 250 civili. Nato nel 1919, Succhielli diventò partigiano dopo l'8 settembre 1943 quando lasciò la divisa da paracadutista della Folgore e passò alla Resistenza. La sua figura di capo partigiano è considerata di rilievo proprio per i fatti avvenuti nell'Aretino. Il partigiano fu tra i protagonisti di un controverso episodio che precedette la strage di Civitella di alcuni giorni. Il 18 giugno 1944 Succhielli e alcuni partigiani della sua banda fecero irruzione nei locali del dopolavoro del paese per disarmare quattro soldati tedeschi e procurarsi fucili e munizioni di cui la banda scarseggiava.
L'irruzione dei suoi partigiani fu legata alla strage di Civitella – I soldati reagirono: in una sparatoria due tedeschi rimasero feriti a morte, altri due feriti riuscirono a fuggire. Per quasi due settimane non accadde nulla ma poi la divisione “Hermann Goering” circondò il paese di Civitella e lo mise a ferro e fuoco attuando una rappresaglia dove vennero uccise 250 persone. Alcuni discendenti delle vittime accusarono Edoardo Succhielli insieme ai suoi compagni partigiani di aver innescato le premesse della strage. Una frattura e una polemica che per anni ha pesato sullo stesso Succhielli. Il suo impegno politico lo portò dal 1951 al 1955 anche a indossare la fascia tricolore a Civitella. Fu infatti sindaco, eletto nelle liste del Pci.