Addio a Paolo Rosa, videoartista fondatore di Studio Azzurro
Il percorso di Paolo Rosa, dopo piccole parentesi rivolte alle sperimentazioni cinematografiche e alle arti visive, che gli valsero anche la partecipazione alla Mostra del cinema del 1980 e alla Biennale di Venezia del 1976, è indissolubilmente legato a Studio Azzurro, il gruppo di ricerca e sperimentazione sulle arti multimediali da lui fondato nel 1982 .
L'interesse per una materia tecnologica e allo stesso tempo interattiva aveva le sue radici nella frequentazione da parte di Rosa del "Laboratorio di comunicazione militante", dunque nasceva da istanze fondamentalmente politiche. L'incontro con il fotografo Fabio Cirifino e con il grafico e animatore Leonardo Sangiorgi diede il via all'esperienza di Studio Azzurro, attorno alla quale ruotò innanzitutto Stefano Roveda, esperto in sistemi interattivi, e poi anche Antonio Augugliaro, Marco Barsottini, Alberto Bernocchi Missaglia, Reiner Bumke, Mario Coccimiglio, Ornella Costanzo, Laura D’Amore, Anna De Benedittis, Daniele De Palma, Laura Gatta, Elisa Giardina Papa, Tommaso Leddi, Silvia Pellizari, Lorenzo Sarti, Emanuele Siboni,Delphine Tonglet.
La vocazione del gruppo è la ricerca artistica, ma anche la comunicazione su larga scala e la divulgazione, tramite sistemi tecnologici e di sperimentazione video. Interdisciplinarietà è una delle parole chiave per capire il senso del lavoro del gruppo, che ha spaziato su molteplici fronti, lontani e interconnessi: video, teatro, cinema, televisione, progetti commerciali. L'ambiente e l'integrazione dell'uomo nell'ambiente, la sua interazione, la partecipazione all'opera da parte del fruitore sono i punti essenziali della sua poetica.
La prima opera firmata Studio Azzurro ad essere entrata nell'immaginario collettivo è stata sicuramente "Il nuotatore (va troppo spesso ad Heidelberg)" (1984, Palazzo Fortuny di Venezia), in cui il pubblico era invitato ad immergersi in una piscina di monitor, nei quali era visibile l'instancabile fatica di un nuotatore. Verso la fine degli anni '80 comincia l'esplorazione della scena teatrale, insieme a Giorgio Barberio Corsetti, con opere video come "Prologo a diario segreto contraffatto", e "La camera astratta", Premio UBU 1988, commissionata da dOCUMENTA 8. Non è certo escluso dalle sfere d'interesse del collettivo il teatro musicale, per il quale firma una serie di collaborazioni con Giorgio Battistelli, Luca Francesconi, Piero Milesi e Moni Ovadia.
Se nella prima fase i monitor e la tecnologia "a vista" (tecnica chiamata "video-ambientazionie") erano cifra e segno dell'equipe milanese (è il periodo di "Luci di inganni", "Il nuotatore", "Veduta", il ciclo "Osservazioni sulla natura"), dal 1995 inizia un percorso diverso, con gli "ambienti sensibili", in cui le videoinstallazioni vengono animate per mezzo della presenza antropica e, grazie a proiettori e materiali diversi, il monitor scompare. È questo il caso di "Tavoli" (1995) "Totale della battaglia" (1996), "Il soffio sull’angelo" (1997). Gli ambienti si attivano tutti con il gesto, il passaggio di dita o di piedi, il batter di mani, la voce. Tra le tecnologie utilizzate negli anni è certo da ricordare anche quella dei raggi infrarossi, con opere come "Visit to Pompei" (1991, Biennale di Nagoya), "Il giardino delle cose" (1992, Triennale di Milano) e "Il viaggio" (1993, Fondazione Mudima di Milano).
Anche nella partecipazione alla Biennale di Venezia in corso, nel Padiglione della Santa Sede, Studio Azzurro ha scelto di continuare nel segno degli "ambienti sensibili". "In principio (e poi)" è una stanza dedicata al Genesi, in cui la Creazione viene rievocata e rinnovata tramite l'interattività: sulle pareti laterali alcune immagini di sordomuti che, se toccati, si animano per narrare la nascita del mondo vegetale attraverso i loro gesti-scie luminose; al centro scene di carcere estremo, con detenuti che se toccati protendono le mani verso chi li guarda; sul pavimento "Tavola orizzontale – In principio", un enorme affresco roteante e vorticoso sulla Creazione Universale, che Paolo Rosa ha definito «una relazione universale», in cui tutte le mani dei visitatori che hanno toccato le figure laterali e quelle che stanno al centro vengono riproiettate e rimescolate in un unico grande flusso cosmico.
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