Addio a Mario Spezi, il giornalista che indagò sul Mostro di Firenze
La sua firma è apparsa in calce a tutti i più incisivi articoli sul mostro di Firenze. A 71 anni è morto Mario Spezi, il giornalista che ha seguito per anni l'inchiesta sulla storia del serial killer che fra gli anni Ottanta e Novanta ha mutilato e ucciso decine di coppiette nelle campagne e nelle periferie toscane. Nato a Sant'Angelo in Vado (Pesaro-Urbino), si affermò come cronista di nera lavorando per il quotidiano "La Nazione" a Firenze e divenne, grazie al suo lavoro meticoloso, uno dei maggiori riferimenti al livello internazionale sulla storia del "mostro" collaborando con L'espresso, L'Europeo, Panorama e The New Yorker. Spezi si è distinto anche come sapido e talentuoso vignettista. Ha scritto diversi libri dedicati alla storia del mostro tra cui Dolci colline di sangue pubblicato, scritto insieme a Douglas Preston e pubblicato anche in America con il titolo The Monster of Florence. Negli Usa il bestseller si è conquistato il terzo posto nella lista dei libri più letti del New York Times. La 20th Century Fox e la Smoke House hanno comprato i diritti per realizzare un film la cui sceneggiatura è stata affidata alla penna di Christopher McQuarrie, premio Oscar per "I soliti sospetti".
L'arresto per "reato di parola"
Il giornalista è stato protagonista di una drammatica vicenda legata alle sue indagini nella storia del mostro. Il 7 aprile 2006 Spezi venne arrestato con l'accusa di depistaggio, calunnia, concorso in omicidio nella morte di Francesco Narducci e turbativa di servizio pubblico. Nel mirino della Procura di Perugia c'erano le sue investigazioni private su uno dei delitti attribuiti al serial killer toscano. Il cronista restò in cella per per 23 giorni, alcuni dei quali in isolamento, prima che la Corte di Cassazione lo scagionasse al termine di una lunga e vicenda processuale. L'esperienza dell'ingiusta detenzione segnò dolorosamente la vita del giornalista marchigiano tanto che decise di renderla nota in un libro, Inviato in galera. Un giornalista in manette, l'aprile nero della libertà di stampa.
I libri sul mostro di Firenze
Anche in Dolci colline di sangue fa un riferimento alla stessa esperienza. Il protagonista "Carlo" viene sospettato di essere il killer e accusato di calunnia nei confronti di Antonio Vinci, familiare di una delle vittime. Interessante l'opinione del cronista che nel testo dà peso alla "pista sarda" nelle indagini sul mostro, scagionando quindi Pietro Pacciani, l'unico a pagare per i delitti che per lungo tempo si credette fossero commissionati da una setta. Secondo la versione di Dolci colline di sangue anche Mario Vanni e Giancarlo Lotti, ritenuti complici del contadino toscano, sarebbero personaggi esterni, semplici "guardoni" affetti da perversioni sessuali. Proprio l'ipotesi del coinvolgimento di sette sataniste, secondo la lettura di Spezi, avrebbe distolto le indagini dal vero assassino, da lui inquadrato in un serial killer solitario.
Il caso di Meredith Kercher
Spezi si è occupato a lungo anche del caso di Meredith Kercher, la studentessa inglese trovata con la gola tagliata nella casa che in cui viveva con altri studenti a Perugia. Il giornalista dedicò al caso il libro Der Engel mit den Eisaugen, scritto nel 2013 sempre con Preston e pubblicato solo in Germania, dopo il rifiuto delle case editrici italiane. Secondo gli autori il libro non sarebbe stato pubblicato in Italia perché metteva in risalto errori e trascuratezze delle procure di Perugia e Firenze e per gli attacchi al pm Mignini, secondo Preston "ossessionato dalle sette e dal sesso".