video suggerito
video suggerito

Accusato di aver violentato la figlia per 12 anni, scappa negli Usa: no all’estradizione

Avrebbe violentato la figlia per 12 anni, poi sarebbe fuggito negli Stati Uniti. Il Paese però nega l’estradizione. Il 50enne, accusato di violenza sessuale aggravata, ha la doppia cittadinanza. I fatti contestati sarebbero avvenuti tra il piccolo comune friulano di Sagrado e gli Usa fino al 2015.
A cura di Eleonora Panseri
9 CONDIVISIONI
Immagine di repertorio
Immagine di repertorio

Avrebbe violentato la figlia per 12 anni, da quando era solo una bambina, e poi sarebbe fuggito negli Stati Uniti. Il Paese, tuttavia, avrebbe negato l'estradizione. Ad accusare di violenza sessuale aggravata un uomo di 50 anni che al momento risiede a Palestine, in Texas, è la Procura di Gorizia, con la pubblico ministero Giulia Villani, l'autorità giudiziaria italiana titolare dell'inchiesta.

Secondo quanto si legge su Il Messaggero, l'indagato, che possiede la doppia cittadinanza italiana e statunitense, in passato ha vissuto a Sagrado, comune friulano in provincia di Gorizia. E proprio tra il paesino e gli Usa sarebbero avvenuti, fino al 2015, i fatti di cui l'uomo è accusato.

Come si legge nel capo d'imputazione contestato al 50enne, avrebbe costretto sua figlia, nata nel 97, "con più azioni di uno stesso disegno criminoso  a subire, da quando aveva sei anni fino a dopo che ne aveva compiuti diciotto, ripetuti atti sessuali nella camera da letto della sua abitazione", forzandola a palpeggiare le parti intime del padre e a consumare con lui rapporti sessuali.

Inoltre, l'uomo era già stato coinvolto in un procedimento penale per violenza sessuale nei confronti di un'altra figlia. Per questo la Procura di Gorizia ha chiesto alle autorità del Texas di identificare l'uomo e di notificargli l'avviso di garanzia, invitandolo a eleggere domicilio in Italia, in modo poi da poterlo sottoporre a processo, in caso di rinvio a giudizio.

I legali dell'uomo hanno però fatto sapere che faranno di tutto per fare in modo che l'indagato rimanga negli Usa. "Io e la collega Diana Firling di New York riteniamo che l'Italia non sia competente a giudicare, ma che lo sia la Corte statunitense. Auspico che gli Usa concedano la massima tutela all'indagato, mettendolo al riparo anche da future richieste delle autorità italiane", ha spiegato l'avvocato Alexandro Maria Tirelli, direttore dell'Alta scuola estradizioni (Ase).

9 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views