Accusato dell’avvelenamento di moglie e suocera, Giampaolo Amato rinviato a giudizio: “Sono innocente”
È stato rinviato a giudizio dalla gup il medico Giampaolo Amato, accusato dell'omicidio della moglie, Isabella Linsalata, e della suocera Giulia Tateo. Il processo per il medico bolognese inizierà il prossimo 6 marzo. Amato ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee alle autorità, dichiarandosi innocente e dicendo che da 8 mesi, da quando è entrato in carcere si sente privato di tutto.
L'imputato, che si trova in carcere dall'8 aprile, è assistito dagli avvocati Cesarina Mitaritonna e Gianluigi Lebro. L'uomo ha chiesto tramite i legali un'attenuazione della misura cautelare, passando ai domiciliari. La giudice si è riservata la decisione.
Parte civile nel processo saranno la sorella della vittima e il fratello di Giulia Tateo, assistiti dai legali Maurizio Merlini e Francesca Stortoni. Prima di lasciare il Tribunale, Amato, scortato dagli agenti di polizia penitenziaria ha abbracciato e baciato, così come aveva fatto al suo arrivo, alcuni parenti e amici che lo attendevano fuori dall'aula.
L'accusa di duplice omicidio
Isabella Linsalata è morta il 31 ottobre 2021 per avvelenamento: la donna aveva infatti lamentato in precedenza di essere stata drogata dal marito, che le aveva somministrato dei farmaci xenobiotici nel vino.
Secondo la 62enne uccisa nel 2021, infatti, Amato le aveva somministrato per anni droghe sciogliendole in bevande sempre "troppo amare". I dubbi, unitamente alle condizioni di smarrimento e narcolessia, avevano portato la sorella della vittima a conservare una bottiglia di vino contaminata e l'esito di alcune analisi delle urine risultate positive fatte nel 2019.
Nello stesso modo sarebbe morta anche Giulia Tateo, suocera dell'ex medico della Virtus Bologna. La donna, la cui causa del decesso era stata inizialmente attribuita a una patologia coronarica, sarebbe invece stata avvelenata con gli stessi farmaci somministrati anche a Linsalata.
Così, il medico si trova ora a dover rispondere all'accusa di duplice omicidio avvenuto con le stesse modalità. Secondo quanto emerso, Amato avrebbe agito perché voleva rifarsi una vita con l'amante, senza però andare incontro ai costi della separazione. L'omicidio della moglie, infatti, sarebbe stato progettato con l'avvelenamento perché in questo modo, secondo l'accusa, Amato avrebbe potuto ereditare la casa, di proprietà della vittima.