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Accetta di aiutare il cugino ma rifiuta soldi in nero, prende 280 euro ma deve darne 19mila: “Assurdo”

Per l’Inps quel lavoro per appena 280 euro non era compatibile con quota cento e la pensione. “Che mi facciano pagare, ma dover versare 19mila euro per averne ricevuto 280, su cui ho anche pagato le tasse, è davvero troppo” ha commentalo il pensionato.
A cura di Antonio Palma
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"Cosa insegno ai miei figli, che è meglio lavorare in nero?” Così Angelo Menapace, ex panettiere trentino in pensione, commenta l'incredibile vicenda fiscale che lo ha visto protagonista suo malgrado dopo aver accettato di aiutare un cugino in negozio, rifiutando di essere pagato in nero. Per quella prestazione lavorativa di appena 30 ore, per un importo complessivo di soli 280 euro, infatti ora è costretto a sborsare all'Inps ben 19 mila euro.

L'assurda vicenda è frutto di un errore di valutazione che l'uomo non rinnega ma che ha portato a una sanzione che gli appare fuori misura. "Mi sembra assurdo! Se ho sbagliato, che mi facciano pagare, ma dover versare 19mila euro per averne ricevuto 280, che non ho rubato o evaso, ma su cui ho anche pagato le tasse, è davvero troppo" ha spiegato al quotidiano L'Adige il 66enne che ora sta cercando di uscirne attraverso via legali dopo essersi rivolto a un legale.

Come ha ricostruito l'uomo, tutto ha inizio nel 2021, un anno dopo essere andato in pensione a 63 anni e con 42 anni di contributi grazie alla cosiddetta quota cento. Dopo anni di lavoro nel panificio centenario fondato dal nonno, Angelo Menapace infatti aveva approfittato dell'occasione di un compratore per la sua attività di panificazione, che ha gestito per decenni con fratello e sorella, per andare in pensione nel 2020 e dedicarsi ad altro come bici ed escursioni.

Poco più di un anno dopo, nell'agosto del 2021, un cugino che ha una pescheria gli aveva chiesto però di dargli una mano per l'estate in negozio. "Era disperato e ho accettato ma ad una condizione: che mi mettesse in regola poiché non mi è mai piaciuto operare in nero" ha rivelato il pensionato. Il problema è che per l'Inps quella assunzione a chiamata per appena 280 euro non era compatibile con quota cento e la pensione.

Nel 2022 quindi dall'istituto previdenziale è arrivata una ingiunzione che gli impone di restituire un anno intero di pensione, circa 19mila euro. L'uomo ha già presentato ricorso puntando sull'esiguo compenso ricevuto ma è stato respinto dall'Inps. Ora il signor Menapace presenterà un nuovo ricorso sperando di non dover restituire una somma così ingente: "Non so come fare e non posso certo andare a lavorare".

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