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Abusò di una bimba, ora è docente di ruolo in una scuola media

L’uomo, condannato quando era animatore in una casa vacanza di Lignano Sabbiadoro nel 1998, aveva patteggiato un anno e 8 mesi in Appello. Oggi ha un contratto a tempo indeterminato e insegna a Torino.
A cura di B. C.
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Era stato condannato per abusi nei confronti di una bambina di sette anni, oggi è docente di ruolo di matematica in una scuola media statale di Torino. E’ una vicenda che indigna quella raccontata da Il Giornale. Comincia nell'estate del 1998 quando la mamma di Francesca (nome inventato) la manda in vacanza in un kinderheim di Lignano Sabbiadoro. Qui la bimba conosce l'animatore che le avrebbe messo ripetutamente le mani addosso. “Toccamenti e sfregamenti nelle parti intime, approfittando dei momenti dedicati all'igiene” ,scrive Stefano Zurlo. La piccola, oggi 22enne, trova subito il coraggio di raccontare tutto ai genitori, e scatta la denuncia. Ci vogliono però molti anni per arrivare alla sentenza, precisamente nel 2004. Tre anni e 6 mesi di carcere. In appello, ormai nel 2007, la pena scende e viene quasi dimezzata ricorrendo al patteggiamento: 1 anno e 8 mesi.

La carriera del prof però non si ferma. Non la scalfisce neanche il mancato pagamento della provvisionale da 27mila euro.  Nel frattempo il condannato –che non ha fatto nemmeno un giorno di carcere, r trova posto prima nella scuola di via Valenza, a Torino, poi si trasferisce alla Fermi. “E’ per questo – spiega l' avvocato Roberto Ponzio – che abbiamo deciso di rendere pubblica la storia. Perché questa è una vergogna durata troppo a lungo ed è scandaloso che questo signore abbia trovato un posto di lavoro a carico del contribuente, per di più nel delicatissimo mondo dell'educazione. Il comportamento dell'imputato è stato inqualificabile dall'inizio alla fine”. Alla fine il prof di matematica ha saldato il suo debito con la vittima. L' avvocato Ponzio è stato costretto a pignorarne lo stipendio. “La giustizia non ci ha tutelato – conclude Ponzio – e allora rompiamo il riserbo per tutelare come possiamo l'opinione pubblica”.

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