Abusa del figliastro sordomuto, si filma e manda video sui social: condannato a 3 anni e 9 mesi
Pena ridotta a tre anni e nove mesi per il 50enne di Monteroni, in provincia di Lecce, accusato di aver abusato sessualmente del figliastro disabile sordomuto, approfittando dell’assenza della compagna e minacciandolo, riprendendosi anche con il cellulare in alcuni video poi diffusi online.
Il caso risale a luglio del 2020, quando l’uomo, allora 48enne, fu arrestato e finì in carcere dopo una lunga indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Lecce, con l'accusa di violenza sessuale aggravata sul giovane trentenne, affetto anche da e ritardo psicopatologico, e diffusione illecita di video e immagini sessualmente espliciti.
L’uomo in primo grado fu condannato a 5 anni di reclusione dal giudice per le udienze preliminari beneficiando dello sconto di pena previsto dal rito abbreviato e di tutti gli altri sconti previsti per legge. In secondo grado la Corte d’Appello di Lecce ora ha accettato le richieste della difesa dell’imputato, riducendo la pena a tre anni, nove mesi e dieci giorni di reclusione.
La sentenza ha confermato invece il risarcimento del danno per 50mila euro alla vittima, che si era costituita parte civile al processo; l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela, alla curatela e all’amministrazione di sostegno; l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici e, a pena espiata, l’obbligo il divieto di svolgere per un anno lavori che prevedano un contatto abituale con minori e l’obbligo di tenere informati gli organi di polizia sulla propria residenza e sugli eventuali spostamenti.
L’uomo, che dal giorno dell’arresto resta ai domiciliari con braccialetto elettronico, era stato incastrato da alcuni video girati dallo stesso imputato e poi finiti nelle mani dei carabinieri. I filmati, insieme ad altre immagini pornografiche, infatti erano stati inviati tramite Facebook a un altro contatto, con cui l’uomo aveva stretto rapporti online e che si era rivolto alle forze dell’ordine per denunciare l’accaduto.