Abdel Majid Touil è stato arrestato, processato e condannato in Italia con una velocità e una efficienza che mai avremmo sperato nella giustizia del nostro Paese. Solo che l'arresto l'hanno fatto non le teste di cuoio ma due vigili urbani e il processo e la condanna l'hanno fatto i nostri politici su Facebook e Twitter, con la complicità di gran parte dell'informazione italiana. L'Italia non poteva e non può ignorare le indagini svolte dai magistrati di Tunisi. Poteva, giustamente, nutrire sano scetticismo, ma non poteva ignorarle. Così come ancor oggi ha il dovere di andare avanti nell'approfondire ogni aspetto di questa storia.
Era necessario tutttavia evitare di tramutare l'arresto in una pantomima a scopo propagandistico strumentalizzata da tutti, da Matteo Renzi a Matteo Salvini. Non avevamo beccato Osama Bin Laden in bermuda ad Amalfi e l'abbiamo capito con ventiquattr'ore di ritardo. Troppe. Scusaci, quindi, Touil, per questo processo di piazza. Hai provato una gogna che in questo Belpaese hanno subìto e subiscono tanti.