“Abbraccerò la bara senza sapere cosa c’è dentro”: il papà di Kevin Laganà, vittima più giovane di Brandizzo
"Come fa un padre ad accettare di abbracciare la bara di suo figlio senza nemmeno sapere che cosa c’è dentro?". È la domanda che si fa Massimo Laganà, il padre di Kevin, uno dei cinque operai morti a Brandizzo lo scorso 30 agosto, travolti da un treno mentre stavano effettuando un intervento di manutenzione. Il 22enne è la vittima più giovane del tragico incidente. Al momento sono sei gli indagati chiamati a rispondere di quanto accaduto sui binari nei pressi della stazione: da quanto ricostruito fino a oggi, sembra infatti che non fosse stata rilasciata l'autorizzazione per operare l'intervento in quel momento.
Da giovedì 28 a sabato 30 settembre si terranno i funerali dei cinque uomini, visto che la procura di Ivrea ha firmato i nullaosta per far seppellire quello che resta dei loro corpi. L'impatto è stato devastante e, per evidenti motivi, è stato disposto che ogni bara dovrà uscire dall’obitorio già chiusa. A occuparsi delle operazioni pre-chiusura saranno la polizia scientifica e gli addetti delle agenzie funebri.
Nonostante il divieto sia stato imposto per non lasciare ai parenti delle vittime un terribile ricordo, il padre del 22enne non si dà pace. "Ci ho sperato fino all’ultimo. Almeno il viso, avevo chiesto: almeno quello fatemelo vedere. Un solo bacio, una carezza…", ha detto l'uomo in una lunga intervista al Corriere della Sera.
"È una cosa che non mi entra nella testa. Abbiamo aspettato un mese, contavo di riportarlo a casa, stare un po’ con lui almeno un giorno. Parlargli. E invece rimarrà lì dov’è e io potrò stare davanti alla sua bara soltanto il giorno del funerale".
"Mio figlio Antonino ha voluto donare a suo fratello la sua collana d’oro con il ritratto di mia madre, che non c’è più da due anni e che Kevin adorava", aggiunge. "Gli ho mandato i vestiti che gli piacevano tanto e il suo profumo preferito. Mi hanno detto che hanno appoggiato tutto dentro, che non c’era un corpo da vestire e profumare".
Il funerale di Kevin si terrà a un mese esatto dall'incidente, sabato 30 settembre. Per Massimo Laganà appendere al muro l'annuncio funebre del figlio "è stata la cosa più difficile" che ha affrontato da quando il 22enne è morto. "Mi sono chiesto: ma davvero è successo? È di mio figlio che si parla su questo pezzo di carta? Finora ho fatto fatica a immaginarlo morto ma dalla parola “funerale” non si torna indietro. Sto per seppellirlo. Mi sembra incredibile". Il padre di Kevin ha raccontato di essere rimasto fermo alla terribile notte dell'incidente, "immobile ad aspettare Kevin davanti alla porta".
Alla famiglia restano solo ricordi e oggetti appartenuti a Kevin, anche quelli che aveva con sé la notte dell'incidente. "Siamo andati a Torino a prenderci il suo zainetto, le chiavi della macchina… cose che non aveva addosso. Pochi giorni dopo la strage ero stato io a trovare fra le rotaie il ciondolo a croce che gli avevo regalato", ha raccontato Massimo Laganà."La mia compagna tre giorni fa ha ritrovato sui binari un pezzetto del suo telefonino e la pila frontale che si vede nel video registrato pochi minuti prima di morire".
Nell'intervista l'uomo ha raccontato di aver ricevuto pochissima solidarietà da parte delle istituzioni: "A parte le dichiarazioni pubbliche, l’unico che è venuto a stringermi la mano di persona è stato il sindaco di Vercelli, durante la messa dell’altro giorno", ha detto il papà del 22enne, aggiungendo di non essere stato raggiunto da nessun rappresentante della Rfi, Rete ferroviaria italiana.
"A loro vorrei però dire una cosa. L’altra sera ho sentito l’amministratore delegato che parlava in televisione; diceva che ha promesso a suo figlio che una cosa così non succederà mai più. Va bene. Ma avrei apprezzato se avesse anche promesso che la verità sarà cercata fino in fondo e che chi ha colpe pagherà".