L’Agenzia delle Entrate spiega perché ha chiesto i soldi alla famiglia di Giulia Galiotto, uccisa dal marito
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La famiglia di Giulia Galiotto, uccisa a 30 anni nel 2009 a sassate dal marito Marco Manzini, dovrebbe pagare le tasse su un milione di euro del risarcimento imposto dal giudice al condannato e che non è mai arrivato. "La violenza economica è anche nelle istituzioni, che esercitano verso i parenti che chiedono giustizia diritti come quello di ottenere le tasse su tutto il risarcimento", ha precisato la madre della vittima che tra l'altro non ha mai visto un euro del risarcimento. L'Agenzia delle Entrate avrebbe richiesto 6mila euro di tasse. Poi la donna ha aggiunto: "È assurdo, ma noi non ci arrendiamo e faremo ricorso".
Sollecitata da Fanpage.it, l'Agenzia delle Entrate ha spiegato la sua versione dei fatti in un comunicato: "Con riferimento agli avvisi di liquidazione notificati per la registrazione dell’ordinanza esecutiva del giudice civile, l’Agenzia delle Entrate desidera in primo luogo manifestare vicinanza e comprensione alla famiglia Galiotto. Pur dovendo, purtroppo, confermare la correttezza del proprio operato nel rispetto della normativa vigente in materia di imposta di registro, l’Agenzia si è immediatamente attivata per promuovere un confronto istituzionale con il ministero della Giustizia al fine di verificare l’applicabilità, al caso concreto, dell’istituto della registrazione a debito, in base al quale la parte danneggiata viene esonerata dal pagamento". E ancora: "Questo istituto, in base al dettato normativo, si applica infatti alla sentenza di condanna nell’ambito del processo penale ma non anche, come nel caso in questione, alla successiva pronuncia esecutiva nell’ambito del processo civile. L’Agenzia resta a disposizione della famiglia per fornire tutti gli eventuali chiarimenti che si dovessero rendere utili".
I fatti risalgono all'11 febbraio 2009 quando Marco Manzini ha ucciso, colpendola con un sasso alla testa, la moglie Giulia Galiotto all'interno del garage dei suoceri. Poi avrebbe inscenato un suicidio, ma non inganno gli investigatori. L'uomo è stato condannato a 19 anni di carcere: per i giudici non c’è stata premeditazione. Aveva commentato così la sentenza la madre di Giulia: "Me l’hanno uccisa un’altra volta". L'uomo ora è libero per un premio di buona condotta.