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Abbandona figlio neonato in una busta di plastica: ai domiciliari diventa di nuovo mamma

Aveva abbandonato il figlio appena nato nel parcheggio di un supermercato chiudendolo in una busta di plastica: il piccolo era morto per asfissia e la madre era stata condannata a 14 anni di detenzione, poi divenuti arresti domiciliari in una struttura nel Lazio. Dal rapporto con un altro detenuto, la donna ha avuto un’altra figlia.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Aveva abbandonato il figlio appena nato in un sacchetto della spesa e per asfissia il bambino era morto davanti a un supermercato alla periferia di Terni nel 2018. Per la morte del piccolo, la donna era stata condannata a scontare una pena di 14 anni, poi trasferita ai domiciliari in una struttura laziale. La donna avrebbe avuto poi un rapporto con un altro detenuto ed è così diventata mamma di un'altra bambina. Il parto è avvenuto il 15 settembre all'ospedale San Pietro di Roma.

La corte d'appello non ha accolto di buon grado la notizia, impugnando la sentenza che decreta 14 anni di reclusione per fare ricorso e chiedere il ripristino della custodia cautelare in carcere. Secondo quanto riporta Il Messaggero, il Riesame ha ritenuto prioritaria la tutela del minore, confermando per ora i domiciliari alla giovane madre che ora si trova nella struttura di Morlupo con la neonata. Per gli avvocati, questa volta si tratterebbe di un difetto di collegamento e comunicazione tra la struttura che la ospita, l'ufficio di sorveglianza e la procura.

"Questo non può ricadere sulla ragazza – spiegano i legali – che in quest'occasione ha dimostrato di essere una madre amorevole". Annunciano quindi il ricorso per Cassazione contro la sentenza d'appello. "L'infanticidio è stato maturato in presenza di uno stato di abbandono della neomamma – hanno dichiarato  – e non si tratta di omicidio volontario. Nel 2018, la donna aveva dichiarato di non aver mai cercato di uccidere il figlio e l'ordinanza di arresto aveva chiarito che alla base del gesto non vi erano motivi economici: secondo l'accusa, infatti, la donna avrebbe tranquillamente potuto chiedere il supporto della famiglia. Ai suoi avvocati, la donna aveva più volte detto di non aver ucciso il figlio nato poche ore prima e di non aver mai voluto che il suo gesto si trasformasse in un infanticidio.

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