A Vigonza fiaccolata per Giada Zanola, tra i 2mila presenti anche il papà di Giulia Cecchettin
Quasi duemila persone hanno partecipato alla fiaccolata organizzata a Vigonza (Padova) per ricordare Giada Zanola. La giovane donna di 34 anni è morta dopo essere precipitata da un cavalcavia, a spingerla e farla cadere giù sarebbe stato il compagno, il 39enne Andrea Favero.
Il corteo è partito dall'abitazione della vittima per poi, dopo circa un chilometro, raggiungere il luogo dove Giada è precipitata sull'autostrada. È stato aperto da uno striscione con la scritta ‘L'amore non uccide‘, subito dietro il sindaco di Vigonza Gianmaria Boscaro con a fianco alcuni consiglieri comunali. Assieme a loro il padre ed i fratelli della 34enne, Gino, Federica e Daniel Zanola.
E è proprio Daniel a dedicare alla sorella un pensiero sul suo profilo Instagram, pubblicando una storia con una foto scattata durante la fiaccolata proprio nel punto dove Giada è stata uccisa. "Fa tanto male. Vederlo dal vivo ancora di più", scrive il giovane. E sempre parlando di lei, poche ore prima Daniel a Fanpage.it ha detto: “Quello che stanno dicendo su Giada in questi giorni è vero: era una ragazza solare e piena di energia”.
I familiari della vittima del presunto femminicidio avevano incontrato in precedenza Gino Cecchettin, padre della 22enne Giulia, uccisa l'11 novembre scorso dall'ex fidanzato Filippo Turetta. L'uomo ha preso parte alla fiaccolata insieme alle persone che hanno voluto manifestare rabbia e dolore per la tragica fine della giovane, mamma di un bimbo di tre anni.
Favero avrebbe fatto alcune ammissioni ai poliziotti, poi ritrattate
Intanto, le indagini proseguono. I primi esiti dell'autopsia sul corpo della donna indicherebbero che la ragazza era ancora viva, forse non nel pieno delle sue facoltà, quando è stata gettata giù dal cavalcavia, per un salto di 15 metri. E dalla Procura è arrivato il nullaosta per la sepoltura.
Favero avrebbe fatto inizialmente agli investigatori alcune ammissioni, raccontando ai poliziotti di essere stato in piedi accanto alla donna sulla balaustra del cavalcavia durante un litigio, di averla sollevata e buttata giù, dove è poi stata travolta da un camion.
Un passaggio chiave che però l'uomo non ha ripetuto di fronte al giudice per le indagini preliminari e al pubblico ministero quando è passato dall'essere testimone a indagato. Dichiarazioni che tuttavia non possono essere usate giudizialmente, essendo anche state rese senza la presenza del suo avvocato.
Il 39enne attualmente si trova in carcere al Due Palazzi di Padova, mentre il figlio di tre anni della coppia è stato momentaneamente affidato ai genitori dell'uomo.