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A Vicofaro la “Pizzeria del rifugiato”: così don Biancalani dà lavoro a 12 immigrati

L’idea di don Massimo Biancalani, il prete da mesi al centro di attacchi e minacce per aver postato su Facebook le foto di alcuni migranti in piscina. Nella pizzeria lavorano il sabato sera 12 migranti: non c’è una tariffa, il tutto è a offerta libera.
A cura di Susanna Picone
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A Vicofaro, nel pistoiese, il sabato sera è possibile mangiare una pizza presso quella che è stata chiamata la “Pizzeria del rifugiato”, un locale dove al lavoro ci sono dodici giovani immigrati africani, ragazzi arrivati in Italia dalla Guinea, dal Gambia, dalla Costa d’Avorio e dalle Nigeria. A dar vita a questa nuova pizzeria nei locali della parrocchia è stato don Massimo Biancalani, il prete criticato nei mesi scorsi dai militanti di Forza Nuova dopo aver postato su Facebook la foto di alcuni migranti portati a trascorrere una giornata in piscina. Si trattava di un premio per quei ragazzi che avevano lavorato gratuitamente come cuochi e camerieri in una Onlus, ma il sacerdote è stato attaccato pesantemente e anche minacciato per il suo gesto. Ma il prete toscano non si è fatto sicuramente intimidire dalle polemiche e dalle critiche. Don Biancalani ha spiegato la sua idea di una pizzeria a ilfattoquotidiano.it: “Questo progetto è l’esito di un percorso. I ragazzi hanno fatto il patentino per la manipolazione dei cibi, un corso per l’avviamento alla ristorazione. La pizzeria vuole essere un modo reale per creare attività lavorativa per questi ragazzi e contemporaneamente fargli fare esperienza e apprendimento affinché un domani possano presentarsi sul mercato del lavoro con una professionalità”.

Non c'è una tariffa, il tutto è a offerta libera e i soldi vanno ai ragazzi – A fare le pizze e a servire in sala ci sono, appunto, dodici immigrati africani. Nei giorni scorsi il sacerdote ha fatto pubblicità su Facebook alla "pizzeria del rifugiato" e l’invito per il momento sembra funzionare: durante le prime tre aperture sono arrivati una cinquantina di clienti. L’unica differenza da qualsiasi altra pizzeria è che non c’è una tariffa ma tutto è a offerta libera: “Il guadagno viene ripartito tra i ragazzi che hanno lavorato. Gli immigrati questi soldi li mandano a casa loro: accogliendo qui si aiuta anche là”, ha spiegato ancora il parroco che ora punta ad aprire anche altre sere.

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