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A Torino, il primo trapianto di caviglia “allungabile” al mondo su una bimba di 9 anni con un tumore

In una singola operazione, l’equipe medica guidata dal Dottor Raimondo Piana di Torino ha rimosso un tumore alla caviglia a una bambina di 9 anni, sostituendole l’osso con quello di una donatrice. Nell’operazione è stato anche installato un chiodo allungabile magneticamente per seguire la crescita della bambina. Dopo qualche settimana di fisioterapia potrà camminare di nuovo. E’ il primo intervento di questo genere al mondo ed è frutto della collaborazione tra la Città della Salute di Torino e l’ospedale Rizzoli di Bologna.
A cura di Gianluca Orrù
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I genitori della bimba, che hanno perduto il fratello minore per leucemia poco tempo fa, non hanno la forza di parlare con i giornalisti. Un riserbo dettato anche dall'emozione di avercela fatta. Prima il ciclo di chemioterapia, poi l'intervento, tutto nel reparto di Oncoematologia pediatrica del Regina Margherita di Torino, che ha consentito alla bambina di avere una caviglia.

"Si può definire – spiega il chirurgo Raimondo Piana – come una ricostruzione della caviglia da una tibia omeoplastica da donatrice, una donna. In più abbiamo aggiunto questo mezzo di sintesi, un chiodo in titanio allungabile magneticamente per consentire alla bambina di crescere in modo uniforme"

Il chiodo sarà regolato in altezza direttamente dai genitori, che seguiranno le indicazioni del team che ha concepito l'intervento, tra Torino e Bologna, in modo da seguire la crescita naturale della bambina. "Quando sarà il momento faremo una piccola operazione per ‘rompere' l'osso nella parte superiore – spiega Piana – avviando un processo di crescita che sarà aiutato dal chiodo magnetico".

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La crescita, durante l'età dello sviluppo, sarà di 0,1 millimetri al giorno, simile a quella naturale, anche perchè "lo scopo di questo genere di operazioni è di fare qualcosa di molto simile a quello che la biologia fa naturalmente"

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L'intervento è stato possibile grazie a una banca dati che è stata recentemente costituita e che consente ai medici di collaborare, anche a distanza, per lavorare su pazienti comuni, mettendo a fattore comune esperienze e competenze. "Abbiamo lavorato sulla cartella clinica – racconta il Dottor Piana – creato dei modelli 3d per preparare l'intervento e sapere quanto asportare. E' stato un lavoro complesso che ha richiesto molte competenze diverse".

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