A Rovigo ospedale assume due biologhe non obiettrici per garantire procreazione assistita
Mentre a Roma non si ferma la polemica sul bando per ginecologi non obiettori al San Camillo, in provincia di Rovigo, si verifica una situazione molto simile – solo che invece che di interruzione di gravidanza si parla di procreazione assistita. L'ospedale di Trecenta, infatti, è stato costretto ad assumere due biologhe non obiettrici per il Centro di procreazione medicalmente assistita (Pma).
Nella struttura che segue centinaia di coppie, due colleghe avevano dichiarato obiezione di coscienza, con il rischio di bloccare il servizio. Come spiega "Il Gazzettino", le due nuove biologhe sono state selezionate con un bando, che, in modo simile a quanto accade San Camillo, precisava che l'obiezione avrebbe costituito "giusta causa di recesso dell'Azienda, in quanto la prestazione lavorativa diverrebbe oggettivamente inesigibile".
La scelta è stata confermanta dal direttore dell'Usl 18 di Rovigo, Domenico Compostella, che ha spiegato che la carenza di personale nel servizio si era verificata già nel 2015, e che l'obiettivo "è quello di assicurare la continuità dell'attività, anche perchè l'erogazione della procreazione medicalmente assistita rientra tra i Lea". E, per fare questo, "la figura del biologo è fondamentale", ha aggiunto. In ogni caso, Compostella ha precisato che prima della formulazione del bando con la specifica dell'obiezione quale "giusta causa" di risoluzione del rapporto di lavoro, l'ospedale ha chiesto un parere giuridico-amministrativo, secondo il quale il concorso non avrebbe violato nessuna norma, in ragione dell'attività specifica che queste figure professionali sono chiamate a svolgere.