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Matteo Messina Denaro

A processo immediato i “vivandieri” di Messina Denaro: “Prove sul favoreggiamento sufficienti”

Andranno a processo immediato i “vivandieri” di Matteo Messina Denaro, il boss di Cosa Nostra arrestato dopo 30 anni di latitanza a Palermo. La coppia, secondo l’accusa, gli avrebbe permesso di “passare inosservato”, offrendogli ospitalità e protezione.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Lorena Lanceri accanto all'auto di Matteo Messina Denaro ripresa dalle telecamere della strada
Lorena Lanceri accanto all'auto di Matteo Messina Denaro ripresa dalle telecamere della strada
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I magistrati della procura di Palermo hanno depositato la richiesta di giudizio immediato per Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Ninfa Lanceri, la coppia che ospitò Matteo Messina Denaro nella propria abitazione durante la latitanza. Le prove del favoreggiamento aggravato, secondo l'accusa, sono più che sufficienti per andare a processo. La richiesta della Procura è stata accolta dal giudice per le indagini preliminari e l'udienza per Bonafede e Lancieri è stata fissata per il 10 luglio a Marsala. 

Secondo quanto emerso dall'inchiesta, la coppia ospitò per lungo tempo il boss latitante nella propria abitazione di Campobello di Mazara. Il capo di Cosa Nostra si recava a casa dei due coniugi per i pasti principali, quasi "scortato" per evitare i controlli delle forze dell'ordine.

Con il soggiorno a casa dei vivandieri, Messina Denaro si assicurava di ridurre al minimo le spese per i beni di prima necessità, evitando così di farsi vedere troppo spesso nei supermercati di Campobello di Mazara, lì dove si nascondeva da anni.

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Il rapporto con la famiglia e i regali costosi

In cambio dell'ospitalità, Messina Denaro provvedeva ai bisogni dei due coniugi con regali costosi e cospicue somme di denaro. Bonafede e Lanceri conoscevano l'ex superlatitante da anni, almeno dal 2017. Il boss di Cosa Nostra, infatti, è stato scelto come padrino di cresima del figlio maggiore dei due coniugi. Anche il giovane, secondo quanto emerso dall'inchiesta, conosceva la vera identità del boss.

La scelta di nominare il boss mafioso come padrino è documentata in una serie di pizzini sulle spese sostenute negli anni dal 2014 al 2017 redatti dal latitante. Per quell'occasione, Messina Denaro avrebbe acquistato perfino un Rolex.Più di 6mila euro spesi una gioielleria del centro di Palermo per l'orologio che sulla scheda cliente non reca alcun nome.

A inchiodare principalmente i due imputati alle loro responsabilità sarebbero state le riprese delle telecamere di videosorveglianza fuori dall'abitazione di Campobello di Mazara. Lanceri e Bonafede, infatti, si accertavano che per strada non vi fossero polizia o carabinieri prima di far uscire il boss indisturbato da casa.

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