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Piacenza, 9 poliziotti sono indagati per arresti illegali, minacce e false dichiarazioni

Nove agenti di polizia in servizio risultano indagati a vario titolo per arresto illegale, calunnia, falso in atto pubblico: avrebbero “forzato” o “aggiustato” i verbali di alcuni interventi effettuati tra giugno e gennaio scorsi anche dietro minacce.
A cura di Ida Artiaco
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Immagine di repertorio.
Immagine di repertorio.

Arresto illegale, calunnia, falso in atto pubblico. Sono queste le ipotesi di reato di cui sono accusati otto poliziotti in servizio, a cui si aggiunge un nono agente a cui viene invece addebitato di avere reso false dichiarazioni ai magistrati.

È quanto emerge da una indagine condotta dai carabinieri e coordinata dal sostituto procuratore Daniela Di Girolamo. I fatti risalirebbero all'anno scorso, "tra giugno e gennaio".

"Nel mirino incriminazioni e arresti per fatti di droga, e non solo, che sarebbero stati effettuati dai poliziotti abusando dei loro poteri e sulla base di verbali redatti con false ricostruzioni e attestazioni, in certi casi estorte dalle vittime dietro minacce di ripercussioni", si legge sul quotidiano Libertà.

Gli indagati operavano sulle volanti. Le accuse a loro carico sono state mosse, oltre che sulla base di una serie di testimonianze, anche sulla base di sei mesi di intercettazioni telefoniche e ambientali, con l'utilizzo anche del trojan horse, un malware che è stato utilizzato per monitorare gli smartphone dei poliziotti coinvolti, e con delle cimici posizionate sulle auto di istituto assegnate agli agenti durante il loro turno di servizio. Nei giorni scorsi risultano essere stati posti sotto sequestro anche i telefoni cellulari degli indagati.

Gli agenti coinvolti nell'indagine avrebbero, secondo la Procura, "forzato" o "aggiustato" i verbali con false ricostruzioni e con dichiarazioni spesso estorte alle vittime dietro minacce. Uno degli interventi su cui si è concentrata l'attenzione degli inquirenti riguarda tre nordafricani fermati dagli agenti nei mesi scorsi.

Le dichiarazioni dei tre differiscono rispetto a quanto poi trascritto dalla polizia nei documenti ufficiali. Da qui l'accusa di falso in atto pubblico, arrivando – scrive il pm – a minacciare uno dei testimoni di perdere il permesso di soggiorno se non avesse sottoscritto le dichiarazioni che lui, però, dice di non aver mai reso alla polizia.

"Siamo come sempre a disposizione della magistratura – ha dichiarato a Libertà il questore di Piacenza, Ivo Morelli – e abbiamo fiducia nella sua attività di accertamento dei fatti. Ciò nell’interesse innanzitutto della collettività e del principio di legalità che sta a cuore primariamente alla Polizia di Stato".

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