A Chiva le case sono state sventrate dall’alluvione di Valencia: “Mai successo prima, è impressionante”
Manuel Casanova Cardin, da 81 anni residente nella città di Chiva, era uno sportivo un “gran giocatore di frontón” si definisce lui. Il suo sguardo si perde tra i cumuli di macerie che si riversano nel letto del torrente Gayo.
La conformazione del piccolo paese è totalmente stravolta: la violenza dell’acqua ha dilaniato le case più vicine all’argine, il fango soffoca ciò che ne rimane.
“Nel 1948 qui c’era stata un’inondazione, si portò via una famiglia e la casa dove vivevano, ricorda Manuel, questo però non è paragonabile. Qui le case stanno per crollare, l’acqua ha trascinato via il ponte. Ora ha distrutto tutto, all’epoca no”.
Manuel, è uno dei circa 16.750 abitanti del comune di Chiva, una piccola località poco lontana da Valencia. Camminando tra le vie più colpite ci si imbatte in abiti, oggetti e ricordi di una vita intrappolati tra le macerie. Dietro una parete erosa dall’acqua, un dettaglio restituisce il dolore di quei momenti: impronte di mani stampate con il fango su un muro, testimonianza di un probabile tentativo di fuga. Lunghe strisce marroni precipitano giù, verso il pavimento. Il ricordo dell'orrore passa anche da qui, da queste mani contorte in un movimento disperato.
"C’è il segno proprio lì, guarda. L’acqua sarà stata alta almeno un metro e venti in questa strada” ricorda Manuel puntando con il dito una striscia di fango marrone sul muro. E ancora: “si è portata via la macchina del mio vicino, l’ha scaraventata in fondo alla via. Questa tempesta ha fatto danni in molti comuni vicino Valencia. I garage sono allagati e ci sono tanti dispersi. Qui ha distrutto tutto. Non riesco a dire altro, stiamo soffrendo molto”, conclude Manuel.
Seguendo il percorso del fiume c’è una porta aperta sul vuoto, l’ingresso della casa è crollato. La piazza centrale del paese è un luogo franco, una bolla sicura dove residenti, soccorritori e volontari si riparano dalla polvere che circonda la zona.
Dietro un banchetto due uomini si danno un gran da fare: hanno tre grandi pentoloni da cucina e sono intenti a preparare degli stufati. Uno dei due si chiama Abel Atienzar Garcia ed è il cuoco dell’associazione El Torico.
“Aiutiamo il paese così, preparando piatti caldi per le persone che hanno perso tutto e non possono cucinare” afferma il cuoco. Poi aggiunge: “qui vengono tanti volontari. Molti di loro da altri paesi, stanno dando una mano. Noi gli diamo un pasto caldo”.