video suggerito
video suggerito

A che punto è la trattativa sul rinnovo del contratto docenti: scontro sull’aumento di 150 euro sugli stipendi

È caos per il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Istruzione e Ricerca. In particolare, continua lo scontro tra sindacati e Aran sugli aumenti di stipendio per i docenti, che ammonterebbero a circa 150 euro lordi al mese: “Inadeguati”.
A cura di Ida Artiaco
0 CONDIVISIONI
Immagine

Proseguono le trattative sul rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto Istruzione e Ricerca, già in forte ritardo rispetto alla tabella di marcia. Tra i nodi all'ordine del giorno c'è quello degli aumenti agli stipendi dei professori e non solo. Si tratterebbe di un incremento di 150 euro lordi al mese per gli insegnanti delle scuole, 142 per quelli universitari, 211 per la ricerca e 130 per il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario). O almeno queste sono le cifre proposte dall'Aran, l'agenzia che negozia per conto del governo con i sindacati del comparto che interessa circa 1,2 milioni di lavoratori (di cui 850mila docenti).

Che però non l'hanno presa bene, perché questi aumenti vengono definiti del tutto "inadeguati" rispetto all’inflazione e alla perdita di potere d’acquisto subita negli ultimi anni, come aveva spiegato a Fanpage.it Vito Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti: "A fronte di una inflazione che ha superato il 14% in questo triennio si parla di un incremento solo del 6%. Ancora una volta questo è un settore che andrà a pagare le conseguenze di tutto ciò. Quando si vuole risparmiare si va a pesare sempre sui soliti", aveva commentato.

Ma Castellana non è l'unico. Per la Flc Cgil, gli aumenti proposti sono "salari del tutto inadeguati", mentre Ivana Barbacci, segretaria della Cisl Scuola, ha precisato che "l'Aran, di fatto, contratta sulla base delle risorse messe a disposizione dal governo. Questa è una partita tutta politica perché è proprio l’esecutivo che deve assumersi la responsabilità di un intervento più consistente per garantire un adeguato riconoscimento economico ai lavoratori della scuola". Dunque, la questione sarebbe politica.

Per Stefano D'Errico, leader di Unicobas, serve "un’attenzione specifica per la scuola se si vuole salvare il Paese. Se poi invece vogliamo andare alla deriva, dove chi si laurea e ha un minimo di competenze, perché non ha preso una laurea per caso, come succede molto spesso con i quiz, è costretto a scappare all’estero. Ci mancano i medici? Perché i medici se ne vanno all’estero? Perché fuori Italia guadagnano tre volte tanto gli infermieri, guadagnano più gli insegnanti: scappano all’estero perché gli danno 3mila euro al mese. Ma per fare questo bisogna fare uscire la scuola dal DL 29/93: non ci sono altre possibilità". Il segretario nazionale dello Snals-Confsal, Elvira Serafini, pure ha espresso preoccupazione per gli aumenti salariali previsti per il comparto Istruzione e Ricerca. Secondo quanto comunicato dal presidente dell’Aran, gli incrementi si attestano intorno al 6%, una percentuale che, come sottolineato da Serafini, non è sufficiente a coprire l’attuale inflazione, lasciando il personale scolastico in una situazione di svantaggio economico. Le contrattazioni continuano.

0 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views