A che punto è la ricostruzione del Centro Italia 5 anni dopo il terremoto
Sono le 7 e 40 del mattino di domenica 30 ottobre 2016 quando nel Centro Italia, già devastato dai terremoti del 24 agosto e del 26 ottobre, la terra trema ancora: una scossa di magnitudo 6.5 con epicentro tra Norcia, Preci (Perugia) e Castelsantangelo sul Nera (Macerata) – la più forte registrata dopo il sisma in Irpinia del 1980 – causa il crollo della basilica di San Benedetto, a Norcia, distruggendo la frazione di Castelluccio. Il terremoto – inoltre – provoca nuovi crolli ad Arquata del Tronto e Amatrice, rendendo inagibili anche gli ospedali di Tolentino (Macerata) e Amandola (Fermo) e causando danni a migliaia di edifici dell'Appennino centrale tra l'Umbria e le Marche. Il movimento tellurico viene avvertito in tutta Italia, fino in Austria e lungo la costa balcanica, ma per una serie di fortunate coincidenze non si registrano vittime: i terremoti di 4 giorni e due mesi prima infatti hanno già costretto migliaia di persone a uscire dalle loro abitazioni pericolanti, molte delle quali il 30 ottobre collasseranno definitivamente.
Con Legnini la svolta per la ricostruzione nel Centro Italia
Cinque anni dopo il Centro Italia trema ancora, anche se la frequenza e soprattutto l'intensità delle scosse si è fortunatamente ridotta. Attraversando Pretare, frazione di Arquata del Tronto, un cartello ammonisce – "Benvenuti nel dimenticatoio d’Italia" – e basta percorrere la strada provinciale 89 per vedere case sventrate ancora da abbattere definitivamente. Non si può nascondere, però, che un cambio di passo nella ricostruzione c'è stato. Dopo anni di ritardi estenuanti, e anche a seguito delle proteste dei comitati dei terremotati, dal febbraio del 2020 alla guida della struttura commissariale delegata alla ricostruzione – subentrando al "tecnico" Piero Farabollini – è arrivato Giovanni Legnini, già vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con Letta e viceministro dell'economia e delle finanze nel governo Renzi. Un profilo "politico" che ha impresso finalmente una svolta e lanciato la vera ricostruzione nonostante le difficoltà legate alla pandemia e quelle connesse all'aumento dei prezzi delle materie prime impiegate in edilizia.
I numeri della ricostruzione: nel 2021 ricostruite 1.691 case
Che oggi finalmente qualcosa si stia muovendo è evidente: basta attraversare il vastissimo cratere tra Marche, Umbria, Lazio e Abruzzo per notare le centinaia di gru "fiorite" (ed è proprio il caso di dirlo) nei borghi devastati. Anche i numeri parlano del 2021 come dell'anno della svolta. Come spiega la struttura commissariale i dati di quest'anno "confermano e consolidano l’accelerazione della ricostruzione privata, mentre si registrano progressi consistenti anche sul fronte delle opere pubbliche". Come si legge nell'ultimo rapporto sullo stato della ricostruzione, da gennaio alla fine di settembre di quest'anno "le richieste di contributo di ricostruzione presentate sono state 1.581, mentre quelle approvate, con l’autorizzazione ad aprire i cantieri e la concessione di 1,5 miliardi di contributi, la metà di quelli autorizzati dall’avvio della ricostruzione, sono state ben 4.082. Nello stesso periodo i cantieri ultimati, con la consegna degli immobili ai proprietari, sono stati 1.691. Gli importi effettivamente erogati nei primi nove mesi del 2021, sulla base dello stato di avanzamento dei lavori, ammontano a 542 milioni di euro, cifra sensibilmente superiore a quella registrata nell’intero anno 2020, pari a 381 milioni di euro. Per quanto riguarda la ricostruzione pubblica, la spesa erogata a fine settembre era salita a 468 milioni di euro, rispetto ai 253 di fine 2020: nei primi nove mesi del 2021 sono stati ultimati quasi 100 cantieri". Complessivamente le richieste di ricostruzione presentate sono – al 30 settembre – 21.167, per un importo di contributi richiesti pari a 6,1 miliardi di euro. Alla stessa data erano state approvate, con la concessione del contributo e l’autorizzazione a cominciare i lavori, 11.028 richieste. I cantieri chiusi sono 5.385.
Quanto manca per terminare la ricostruzione dopo il terremoto
Quasi 1.700 immobili riconsegnati nel 2021 su un totale di 5.385 dall'inizio della ricostruzione testimoniano il progressivo avanzamento dei lavori. C'è però ancora molto da fare. Alla data del 30 settembre, infatti, "gli edifici per i quali sono state presentate o prenotate le richieste di contributo sono 58 mila, per
oltre 125 mila unità immobiliari complessive", spiega la struttura commissariale, aggiungendo che prevedibilmente il costo totale della ricostruzione privata sarà di circa 20 miliardi di euro. I primi 6 miliardi stanziati nel 2017 sono stati quasi interamente impegnati ed il Governo, con la Legge di Bilancio 2022, ha disposto il rifinanziamento della ricostruzione privata con altri 6 miliardi di euro. Capitolo a parte per le opere pubbliche: a fine settembre – sempre per quanto concerne il 2021 – risultavano conclusi e in fase di collaudo 351 interventi, a fronte dei 253 di fine 2020. Complessivamente, spiega la struttura commissariale, "l’elenco delle opere pubbliche comprende 1.718 interventi, compresi i 126 finanziati dalle nuove Ordinanze Speciali in deroga, per un importo complessivo di 2 miliardi e 82 milioni di euro, cui si aggiungono 928 chiese ed edifici di culto, per le quali sono stanziati 480 milioni di euro. Accanto a queste, il censimento affidato alla Sose ha permesso di individuare puntualmente altre 3.887 opere pubbliche da finanziare, con un’esigenza di ulteriori 3,2 miliardi di euro. La ricognizione in corso sulle chiese e gli edifici di culto ha evidenziato finora altri 1.105 interventi da finanziare, con un importo stimato di 580 milioni di euro, ma si tratta di un numero ancora parziale, tenendo conto che il censimento è ancora in corso". Il lavoro da fare, dunque, è ancora molto.