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Esplosione a Calenzano in deposito Eni

“A Calenzano continue anomalie”, la lettera di una vittima dell’esplosione e i dubbi sulla manutenzione

Vincenzo Martinelli, una delle cinque vittime dell’esplosione nell’impianto Eni di Calenzano, aveva denunciato anomalie due mesi prima della strage. La Procura però indaga anche sulla manutenzione in corso e ipotizza anche la “rimozione dolosa o colposa di cautele contro gli infortuni sul lavoro”.
A cura di Antonio Palma
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“Continue anomalie riscontrate sulla base di carico” è quanto denunciava due mesi prima della strage Vincenzo Martinelli, una delle cinque vittime dell’esplosione nell’impianto Eni in provincia di Firenze. Una missiva indirizzata alla ditta di trasporti per cui lavorava come autotrasportatore di autocisterne di carburante per denunciare quanto accadeva nel deposito.

Nella lettera datata 3 ottobre 2024, resa nota da Repubblica, il 51enne raccontava un episodio personale che gli era valso anche una contestazione della ditta per mancato trasporto. Il camionista descriveva l’accaduto che gli aveva impedito il carico ma alla fine segnalava anche le “Continue anomalie” riscontrate nel deposito. Anomalie che lo preoccupavano tanto da spingerlo a chiedere per iscritto un confronto diretto con i responsabili della sicurezza.

Al momento dell’esplosione “Vincenzo deve essersi accorto di qualcosa. Ha fatto un balzo all’indietro, come quando siamo di fronte ad una cosa che ci spaventa. Me lo ha raccontato un altro collega che era accanto a lui e che è stato ferito” ha rivelato un collega dell’autotrasportatore morto. È chiaro che l’esplosione è stata innescata nell’aria di carico ma solo le indagini e le perizie chiariranno se l’innesco è partito da un’autobotte o dalla pensilina di carico e perché.

L'esplosione nel deposito Eni di Calenzano.
L'esplosione nel deposito Eni di Calenzano.

Le indagini della Procura di Prato

Le indagini della procura di Prato, che procede per i reati di omicidio colposo, disastro e rimozione dolosa o colposa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, ipotizza al momento una anomalia degli impianti o un errore umano come possibili inneschi della deflagrazione mortale. Quel giorno infatti erano in corso anche dei lavori di manutenzione mentre i camion caricavano carburante.

“Ero in fila ad aspettare il mio turno e ho visto roba fuoriuscire da alcuni tubi. Pensavo fosse acqua, poi ho sentito la puzza. Ho visto degli operai che lavoravano sui tubi”, ha raccontato ad esempio un camionista scampato alla tragedia di Calenzano. Secondo quanto accertato, finora, i manutentori avrebbero dovuto rimuovere alcune valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una linea benzina dismessa da anni.

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La stessa Procura, nell’ordinanza di perquisizione degli impianti di Calenzano e degli uffici della ditta di manutenzione, scrive che dai primissimi elementi investigativi, è emerso che “Sarebbe avvenuta una fuoriuscita di carburante nella parte anteriore della pensilina di carico e che questa sia stata in qualche modo dovuta alla chiara inosservanza delle rigide procedure previste”. “Le conseguenze di tale scellerata condotta non potevano non essere note o valutate dal personale che operava in loco” scrivono i pm.

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