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A Bologna in migliaia sotto casa di Alessandra Matteuzzi, vittima di femminicidio: “Vogliamo vivere libere e sicure”

“Per Alessandra, ma anche per tutte le donne vittime di violenza da parte degli uomini”. In migliaia a Bologna alla fiaccolata per Alessandra Matteuzzi, la 56enne vittima di femminicidio da parte dell’ex compagno, che aveva denunciato per molestie e stalking.
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Bologna, fiaccolata per Alessandra Matteuzzi, vittima di femminicidio
Bologna, fiaccolata per Alessandra Matteuzzi, vittima di femminicidio

"Per Alessandra e per tutte le donne vittime di violenza da parte degli uomini". Un’ondata di solidarietà, a Bologna, per Alessandra Matteuzzi, la 56enne vittima di femminicidio da parte dell’ex compagno, il 27enne calciatore Giovanni Padovani, attualmente in carcere con l’accusa di aver ucciso la donna, che lo aveva denunciato un mese prima per molestie e stalking.

Migliaia di persone si sono radunate mercoledì sera a Bologna in Piazza Liber Paradisus, sfidando il rischio maltempo, per una fiaccolata terminata in via dell’Arcoveggio, proprio di fronte all’abitazione di Alessandra, dove quest’ultima ha perso la vita. Durante l’iniziativa è stato il cugino di Alessandra, Andrea Matteuzzi, a prendere per due volte la parola, sottolineando come questa tragedia debba scuotere le coscienze di ognuno, "ma prima di tutti dei maschi, perché sono i maschi che commettono violenza nei confronti delle donne". Ma anche – ha aggiunto – "di tutti i livelli politico-istituzionali affinché la solidarietà per Alessandra si traduca in azioni concrete".

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Una fiaccolata, quindi, contro la violenza di genere a cui hanno preso parte anche i rappresentanti delle istituzioni locali, tra cui il sindaco di Bologna Matteo Lepore che ha ricordato che "molte volte le donne non denunciano per paura di non essere credute, spesso proprio dalla loro famiglia. Bologna c’è e oggi dà prova di solidarietà e forza – ha proseguito – quella forza di cui ora ha bisogno la famiglia di Alessandra".

All’iniziativa hanno preso parte anche tutte le principali reti e associazioni locali contro la violenza verso le donne, con striscioni che recitavano "Respect" e "Vogliamo vivere libere e sicure". Non è riuscita a parlare, se non per ringraziare i tanti presenti, la sorella di Alessandra, Stefania Matteuzzi, che nei tragici momenti in cui si è consumato il femminicidio era al telefono con la vittima.

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Alessandra aveva infatti paura del suo ex compagno, che secondo quanto emerso dalle indagini e dalle testimonianze la perseguitava arrivando a staccarle il contatore della luce in casa, a metterle dello zucchero nel serbatoio della benzina e chiederle di mandargli dei video ogni dieci minuti per dimostrare dove si trovava. Tutti elementi, questi, che Alessandra aveva riportato alle forze dell’ordine, senza però che scattassero le misure legate al codice rosso, perché, secondo la Procura, non tutte le verifiche erano state fatte, anche visto che alcuni testimoni si trovavano in vacanza. Così Alessandra si è trovata in uno stato di tale prostrazione psicologica da sentire il bisogno di stare al telefono con la sorella mentre rientrava in casa da sola. Ma questo non l’ha protetta. "Forse la Procura avrebbe potuto fare qualcosa di più e meglio", sono le parole dello zio di Alessandra, Alberto Matteuzzi, in occasione della veglia della donna, il giorno prima della fiaccolata. Di diverso avviso il Procuratore di Bologna, Giuseppe Amato, secondo il quale "non si tratta di un episodio di mala giustizia" ed "è stato fatto tutto il possibile per proteggere Alessandra". Intanto, dopo l'udienza di convalida in cui l'indagato Giovanni Padovani si è avvalso della facoltà di non rispondere, il gip ha accolta la richiesta del pm di convalida di fermo in carcere.

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