La nostra redazione riceve lettere e testimonianze relative a storie che riguardano il mondo del lavoro. Decidiamo di pubblicarle non per dare un'immagine romantica del sacrificio, ma per spingere a una riflessione sulle condizioni e sulla grande disparità nell'accesso a servizi essenziali. Invitiamo i nostri lettori a scriverci le loro storie cliccando qui.
La lettera che segue la scrive una donna oggi cinquantatreenne che vive nel Nord-Italia. Una donna che racconta di aver perso il lavoro nel 2013: il negozio nel quale lavorava è stato venduto e lei è rimasta senza impiego. Racconta che da allora, nonostante i suoi tanti sforzi, non ha trovato un nuovo lavoro dignitoso. L’unica cosa che ha trovato, dice, sono impieghi di poche ore al giorno, malpagati, e anche troppo lontani da casa sua. Lavori che non le consentono di vivere una vita tranquilla. "Questa è la realtà in Italia", scrive a Fanpage.it.
La lettera inviata a Fanpage.it
Ho cinquantatré anni, purtroppo nel 2013 ho dovuto lasciare il lavoro perché hanno venduto il negozio dove svolgevo la mia professione.
Dopo undici anni di ricerche, iscrizioni all'ufficio dell'impiego, profilazioni per effettuare corsi di formazione, purtroppo niente, niente di niente! Penso che oramai siamo vecchie e da buttare.
L'unico lavoro che si trova è per fare le pulizie, ma si tratta di lavori malpagati, impegni di due o tre ore al giorno e non di più, lontananza dall'abitazione 50 chilometri.
Mi domando come faremo a vivere: se non ci fosse la Caritas, che ogni tanto passa qualcosa, una persona potrebbe morire di fame. Questa è la realtà in Italia.