A 51 anni lascia il lavoro e torna a scuola per il figlio autistico: i due si diplomano insieme
Maria Gariup fino a 5 anni fa era ragioniera e contabile in un’azienda della provincia di Udine. Poi ha deciso di mollare tutto. Lo ha fatto per il figlio, Alessio, affetto da autismo. Il ragazzo si era appena iscritto all’istituto tecnico agrario all’istituto Paolino d’Aquileia di Cividale. La madre non poteva lasciarlo da solo. E così è tornata a sedersi su un banco di scuola, accanto al figlio. Il 27 giugno Alessio si è diplomato. E mamma Maria ha conseguito un secondo diploma. “Già finire le scuole medie è stato molto difficile per mio figlio, a causa dei continui cambi di educatori non qualificati e dell’inadeguatezza del sostegno che lo aveva seguito per tre anni e che lo aveva fatto regredire rispetto alle primarie. I servizi non hanno curato l’inserimento scolastico e il passaggio dalle medie alle superiori. Ci è stato detto che la scuola non era per lui, ma più mi dicevano così più io mi incaponivo. Continuavo a pensare che se lo avessi lasciato a casa, se avessi tolto a un ragazzo di 14 anni il diritto di frequentare la scuola, gli avrei tolto tutto. Dopo un po’ di fatica e molti incontri, il preside ha accettato di riprendere Alessio a patto che a seguirlo ci fossi anche io", ha raccontato la donna a Udine Today.
Quando ha scelto di intraprendere questo percorso con suo figlio, Maria non ci ha pensato due volte: "Anche a me e a mio marito era parsa l’unica soluzione percorribile". Il primo anno, Maria ha provato a lavorare part-time. Ma si è accorta che non era facile. Così ha lasciato tutto e si è dedicata solo ad Alessio e alla scuola. "Una volta in classe mi sono sentita di invadere un territorio, non solo con i ragazzi ma anche con gli insegnanti. Arrivare così di botto è stata dura, non solo per me e Alessio, ma anche per i nostri compagni. Nel corso degli anni si sono accorti che ero ‘una di loro', non una mamma che rompeva le scatole e credo che mi abbiano voluto bene come sanno fare gli adolescenti", spiega.
Ha seguito il suo Alessio anche davvero in ogni momento. "Abbiamo partecipato a tutti i diciottesimi – continua – siamo andati in discoteca e a tutte le gite. È stata un’avventura, a volte faticosissima. Alessio cambia continuamente la sua condizione, destabilizzando anche gli altri e credo che anche per i nostri compagni sia stata un’esperienza unica, a volte difficilissima e a volte bellissima… sono certa però che ora sappiano cosa significhi sacrificio e dedizione".
"La cosa che mi preme di più, oltre al presente e al futuro di mio figlio, è dire agli altri genitori che non si scoraggino mai. Io ho studiato tantissimo e ho avuto la possibilità di lasciare il lavoro, so che non tutti se lo possono permettere, ma so anche che una soluzione, se si vuole davvero, si trova sempre. E, infine, vorrei che la nostra società capisse che i problemi non si possono ignorare, le persone autistiche o con disturbi non si possono escludere pensando di risolvere così la questione. Ci vuole impegno, certo.. ma il fatto che si parli tanto di autismo è perché i numeri sono importanti e allora bisognerebbe strutturare la nostra società in maniera che sappia dare una possibilità anche a loro", conclude.
Maria ammette che al giorno d’oggi non sono semplici le cose per una famiglia nella sua stessa situazione. E i disservizi che ha dovuto incontrare non riguardano solo lei. "Le cooperative che mettono a disposizione gli educatori – racconta la donna – vivono di appalti sempre al ribasso e questo fa sì che il personale cambi continuamente senza dare garanzia di una formazione adeguata".