Riceviamo e pubblichiamo da una nostra lettrice, Antonella:
"Ciao Fanpage, mi chiamo Antonella, ho 21 anni e sono una donna in un mondo maschilista e patriarcale. Vi scrivo dopo essere stata vittima dell'ennesimo episodio di catcalling, più violento del solito, che mi ha spinta a tornare a casa in lacrime. Preda della rabbia, della paura e del disgusto, ho scritto qualche parola.
Ho paura. Ho paura quando passeggio da sola. Ho paura di uscire dopo il tramonto. Ho paura di indossare una gonna o un top scollato. Ho paura di mettere troppo trucco. Ho paura di indossare un paio di tacchi. Ho paura. Dall’adolescenza in poi, noi donne viviamo nella costante paura che un giorno quei fischi possano diventare mani, possano diventare violenza fisica. Le nostre madri sono costrette ad insegnarci a vestirci sobrie, a non essere troppo estroverse, a non tornare a casa da sole la sera. E questo semplicemente perché agli uomini, anzi, ai maschi non viene insegnato a rispettare una donna.
Io sono stanca, come lo sono tutte le donne, di non essere libera. Caro Er Faina, quelli che tu chiami “du’ fischi”, mi impediscono di vivere, di fidarmi di qualsiasi persona di sesso maschile che si avvicina, anche se con educazione. I “du’ fischi” non fanno dormire tranquilli i miei genitori, che mi aspettano svegli anche quando torno tardi. I “du’ fischi” mi impediscono di prendere il bus o la metro quando è sera, mi fanno allungare la strada del ritorno perché cerco quella più illuminata. I “du’ fischi” mi impediscono di bere una birra in più, di sorridere troppo, di ballare. Mi fanno paura.
E quei “du’ fischi” non vi permettete di farli se accanto a noi c’è un uomo, perché avete paura e perché rispettate più loro che noi. Lo stesso motivo per cui un “sono fidanzata” vi ferma più di un “no”, perché avete rispetto degli uomini ma non di noi donne. Mentre scrivo queste parole, piango di rabbia, per una vita che non sono libera di vivere come voglio, per tutte quelle volte che sono corsa a casa, per tutte quelle volte che ho telefonato, sperando che qualcuno mi rispondesse, in modo che l’uomo che mi seguiva sapesse che qualcuno mi ascoltava. Permetteteci di vivere, di respirare, di sorridere. Basta, una volta per tutte, basta".
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