“A 21 anni mi sono trasferita da Bari in Corea del Sud, vi racconto la vita dall’altra parte del mondo”
Gunhild è originaria di Bari e ha 22 anni. Circa un anno fa si è trasferita in Corea del Sud e oggi vive a Siheung, una città a circa 30 chilometri dalla capitale Seul. Alcune coincidenze fortunate l'hanno portata a spostarsi dall'altra parte del mondo e a creare qui la sua famiglia.
"Mi sono appassionata alla cultura coreana prima della pandemia di Covid. Ho iniziato a studiare la lingua e ho cercato informazioni per trasferirmi o almeno studiare per un periodo qui", ha detto a Fanpage.it, raccontandoci il suo percorso.
Poco prima di partire per il suo primo viaggio nel Paese, Gunhild conosce in rete un ragazzo con cui praticare il coreano. I due si incontrano in Corea, si innamorano e, dopo mesi di videochiamate e messaggi e una periodo di relazione a distanza, decidono di sposarsi. Ora sono diventati la mamma e il papà di una bimba.
"Ci siamo trovati perché entrambi siamo stati capaci di comprendere e rispettare le nostre culture. E fin da subito abbiamo condiviso tanti progetti", ha spiegato.
Quando e perché hai deciso di trasferirti in Corea del Sud?
Mi sono appassionata alla cultura coreana poco prima della pandemia di Covid. Ho iniziato a studiare la lingua e ho cercato informazioni perché desideravo tantissimo trasferirmi o almeno studiare per un periodo in Corea del Sud. Già prima di finire la scuola lavoravo e ho iniziato a mettere da parte tutto quello che guadagnavo. Appena mi è stato possibile, ho comprato un biglietto per la Corea.
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Qualche mese prima avevo conosciuto in rete un ragazzo per poter fare pratica con la lingua. Ma fin da subito abbiamo iniziato a sentirci tutti i giorni, a videochiamarci e a provare dell'affetto l'uno per l'altra. Arrivata a Seul, dopo aver trascorso qualche giorno da sola per visitare la città, ci siamo incontrati e ci siamo fidanzati ufficialmente.
Da lì lui è venuto tre volte in Italia e io sono tornata a trovarlo in Corea, fino a che mi sono trasferita definitivamente. È successo prima di quanto avessi preventivato e mi sono mantenuta con i soldi che avevo risparmiato e la disoccupazione. Non potevo lavorare in Corea perché per richiedere un visto che consenta di rimanere per più di tre mesi bisogna avere delle somme abbastanza importanti sul conto bancario. Così per quasi un anno ho fatto avanti e indietro dall'Italia.
Come hai fatto poi a trasferirti in pianta stabile lì?
Sono rimasta incinta e a marzo scorso abbiamo deciso di sposarci. Non potendo fare tante ore d'aereo durante la gravidanza, mi hanno prolungato il visto matrimoniale. Tra un anno dovrò rinnovarlo e così ancora per molto tempo. La cittadinanza può essere richiesta solo dopo aver vissuto almeno cinque anni in Corea.
Tu e il tuo attuale marito come vi siete conosciuti e come avete fatto a capirvi in un primo momento?
Ho iniziato a studiare coreano e le lezioni erano in inglese perché non ci sono tanti insegnanti che sanno l'italiano. Ho conosciuto mio marito perché cercavo qualcuno con cui poter praticare la lingua. Fin da subito ci videochiamavamo quasi ogni giorno e mi ha dato modo di fidarmi. Abbiamo iniziato a parlare principalmente in inglese, poi ho introdotto il coreano.
Dopo alcuni mesi abbiamo iniziato ad avere un rapporto più profondo, ad affezionarci. Quando ci siamo incontrati c'è stato il colpo di fulmine e non ce l'aspettavamo proprio. Abbiamo 9 anni di differenza, ma ci siamo trovati perché entrambi siamo stati capaci di comprendere e rispettare le nostre culture. E fin da subito abbiamo condiviso i nostri progetti.
Poco tempo fa abbiamo avuto una bambina e lo Stato mi farà iniziare a breve delle lezioni di coreano gratuite per inserirmi nel mondo del lavoro. Poi, appena inizierò a lavorare, ho anche l'obiettivo di ricominciare a studiare e prendere una laurea nell'ambito del Marketing o delle Lingue per poter trovare un impiego migliore.
La tua famiglia come ha reagito alla scelta di trasferirti in un Paese così lontano?
All'inizio mia madre era un po' preoccupata perché sono partita da sola per la prima volta e stavo andando dall'altra parte del mondo. Però mi ha sempre cresciuta come una persona autonoma e quindi non mi ha mai ostacolato. I miei genitori sono orgogliosi del fatto che sia riuscita ad arrivare qui, visto che era un sogno che avevo da tanto tempo.
Mio padre non è ancora riuscito a venire in Corea, mentre mia mamma ha trascorso qui un mese quando ho partorito, per darmi una mano. Ha conosciuto la famiglia di mio marito e, vedendo come mi trattano, si è molto tranquillizzata. Ci sono stati diversi momenti divertenti perché parlavano attraverso me o mio marito, visto che non sanno le reciproche lingue.
All'inizio i genitori di mio marito non approvavano molto la nostra relazione, io ero più giovane e straniera, ma dopo avermi incontrato hanno cambiato idea. Ora il padre chiama mio marito e chiede sempre di sentirmi, la mamma parla a tutti bene di me e mi fa ogni volta dei regali.
Come mai ti sei appassionata alla Corea del Sud?
Mi sono appassionata all'Asia e alla Corea, in particolare, in un periodo molto difficile, in cui soffrivo di depressione. Mi sono ripresa anche grazie al desiderio che avevo di andare a visitare un Paese che mi affascinava così tanto. Non ti nego che mi sono sentita fin da subito molto legata a questo posto, mi emozionava l'idea di partire e mi rendeva felice.
Quali sono gli aspetti che ti hanno fatto amare la Corea?
La sicurezza e il rispetto che c'è qui. Ti faccio un esempio banale, se in un bar sono da sola e devo andare in bagno, posso lasciare tutto sul tavolo, la borsa o il cellulare, e nessuno tocca nulla. Una volta ho scordato il telefono nel bagno della metropolitana e dopo un'ora l'ho ritrovato!
Pensa che qui i bambini piccoli vanno a scuola da soli anche a 4/5 anni, se ne vedono tanti per strada. Ci sono anziani in pensione che stanno vicino ai semafori per monitorare gli attraversamenti pedonali ma per il resto i bimbi sono completamente autonomi e non a rischio. Anche da donna io non ho mai avuto problemi, posso tranquillamente uscire e rientrare tardi la sera.
Come sono i coreani? Come li descriveresti?
Sono un po' freddi ma mi sono anche resa conto che possono essere considerati "gli italiani dell'Asia". Non gesticolano, ma sono molto espressivi. Anche se all'inizio sono riservati e non sono molto calorosi.
Una cosa forse negativa è che sono molto attenti all'apparenza, per loro l'abito fa il monaco. E in Corea c'è una mentalità un po' tossica per quanto riguarda l'aspetto fisico e la magrezza.
E che atteggiamento hanno verso gli stranieri?
A livello lavorativo, un po' problematico. Nel senso che hanno un sistema d'istruzione molto competitivo e sono tutti preparatissimi. Lo studio qui è veramente tosto, c'è tanto stress da questo punto di vista, che poi si riversa anche nella vita adulta, e questa per me è una cosa molto negativa.
Alcuni datori di lavoro quindi hanno il pregiudizio e preferiscono assumere coreani, ritenendoli forse più adatti e competenti. Però, in generale, non ho mai sentito particolari discriminazioni nei miei confronti. I coreani amano molto l'Europa e l'Italia. Le ragazze coreane, per esempio, pensano che gli uomini italiani sono i più belli del mondo!
A livello di costi com'è la Corea del Sud?
Io credo che gli stipendi siano abbastanza proporzionati al costo della vita. Però, per esempio, comprare una casa è molto difficile perché i prezzi degli immobili sono veramente alti. Anche frutta e verdura costano abbastanza. Secondo mio marito, la Corea è cara, io come costi la paragonerei al Nord Italia.
Come sono i servizi?
I trasporti, bus e metro, funzionano benissimo. Le panchine di alcune fermate sono riscaldate e si trovano spesso anche le colonnine per caricare i telefoni. E quando vado in giro trovo quasi ovunque le nursery per cambiare la bambina, così come microonde e sterilizzatori. Sono molto organizzati in questo senso.
Con il cibo come ti trovi? Ti sei abituata facilmente ai ritmi in Corea?
Io ho un problema: non mangio piccante e qui hanno veramente tanti piatti piccanti. Però ho trovato delle alternative e il cibo mi piace. All'inizio è stato difficile abituarmi a certe usanze come, per esempio, quella di mangiare zuppa di pesce e riso a colazione. Ma, in generale, mi sono adattata velocemente e credo che questo mi abbia aiutato.
Molte persone mi chiedono spesso: "Ma com'è vivere in Corea? È bello?", io ovviamente rispondo che è una cosa soggettiva. Dipende sempre da quanto questo stile di vita sia compatibile con quello della singola persona.
In Corea fanno tutto velocemente, hanno la filosofia del "palli-palli" (빨리빨리), che significa "veloce, veloce". E questo, per chi magari cerca una vita più tranquilla, può essere sicuramente un limite.