A 15 anni uccise il compagno della madre: non andrà in carcere. I giudici: “Finisca gli studi”
Un ragazzo di 15 anni che nell'estate di 3 anni fa a Carrodano, in provincia di La Spezia, uccise a pugnalate il compagno e convivente della madre sarà messo alla prova dal tribunale e per i prossimi tre anni dovrà completare gli studi e seguire un percorso di graduale quanto costante recupero e reinserimento. A deciderlo sono stati ieri i giudici di Genova, accogliendo la richiesta degli avvocati del giovane Alessandro Mammana e Alessandro Rosson.
La decisione del giudice è arrivata al termine di un'inchiesta che ha rivelato che il ragazzo commise il delitto perché terrorizzato. Il compagno della madre, un idraulico di 44 anni, era ubriaco al momento della morte e prima di essere accoltellato e ucciso sferrò un pugno al viso del quindicenne e gli rifilò una testata.
Come se non bastasse l'uomo poco prima alla guida della sua automobile in stato di ebbrezza, rischiò di travolgere il ragazzino che stava pedalando in sella alla sua bicicletta lungo il viale di accesso alla residenza di famiglia. Il giovane studente – che all'epoca frequentava la seconda media, fu bocciato ma oggi è iscritto regolarmente al secondo anno di liceo – riconobbe il fidanzato della madre e raccontò quanto accaduto alla donna. Quest’ultima rimproverò il convivente non appena entrato in casa e il 44enne arrivò ad aggredire il ragazzino, colpendolo e stringendolo, fino a spingerlo contro il lavabo, nella piccola cucina di casa.
Stando a quanto racconta Il Secolo XIX a quel punto il 15enne afferrò un coltello da un ceppo, fece cadere altre lame, si ferì a una mano e menò un paio di fendenti, raggiungendo, nella disperazione, l’idraulico quarantenne a una spalla e al petto. L'uomo morì pochi minuti più tardi dissanguato e il figlio della sua compagna fu fermato dai carabinieri e accusato di omicidio volontario. Ieri, a distanza di tre anni, malgrado la Procura abbia chiesto il giudizio, i giudici del tribunale dei minorenni di Genova hanno accolto la richiesta di messa alla prova e hanno sospeso l’udienza preliminare, in attesa che il giovane, oggi diciassettenne, concluda gli studi superiori e il percorso di reinserimento.