Attentato Sousse, ecco chi è il sospetto terrorista Seiffedine Rezgui
Ingegnere informatico, 23 anni, studiava il Corano. Seiffedine Rezgui, sarebbe uno dei presunti killer dell’attentato di Tunisi sulla spiaggia di Sousse costato la vita a 39 persone, per lo più turisti. Secondo la radio ‘Kapitalis', il ragazzo era nato a Gaafour, nel governorato di Siliana, ed era stato segnalato in almeno due moschee salafite gestite da estremisti islamici, ma era incensurato. Ecco cosa scrive di lui Andrea Galli sul Corriere della Sera: “Seiffedine Rezgui, il killer in costume, il ragazzo che sui social network inneggiava alla jihad, lo studente omaggiato dall’Isis, che (in ritardo di alcune ore) ha rivendicato la strage a Sousse e ha battezzato il 23enne con un nome di battaglia, per accompagnarlo nel viaggio in ‘paradiso’. Sua ricompensa per l’agguato, insieme sembra ai soldi donati alla famiglia, originaria della Tunisia settentrionale da dove rimbalzano voci ovviamente difensive, perché Seiffedine era ‘un timido introverso, soffriva la vita’”.
Seiffedine Rezgui inneggiava all'Isis
"Dal Facebook di Seifeddine Rezgui emergerebbe “una personalità dedita alla jihad e pronta a passare all’azione”. Prosegue Kapitalis, che afferma di avere consultato il profilo dell’attentatore venerdì sera, poche ore dopo la strage. Ora la pagina è irraggiungbile. Sempre secondo Kapitalis, “elogiava ripetutamente l’Isis e si diceva pronto a morire per l’instaurazione di uno Stato islamico”. L’ultimo messaggio pubblicato sul social network risalirebbe al 31 dicembre 2014, quando il 23enne criticava i “koffar”, cioè miscredenti, che festeggiano il capodanno. “Se l’amore per la jihad è un crimine, tutti possono testimoniare che io sono un criminale”, avrebbe scritto il giovane in uno dei post secondo quanto riporta la radio tunisina.
Il killer in costume e armato di kalashnikov
Nella rivendicazione dell’attentato a Sousse, Rezgui viene chiamato col nome di battaglia di Abu Yahya al-Kairouani. Il presunto killer è arrivato in spiaggia in costume e armato di kalashnikov, come si vede anche nelle foto pubblicate in esclusiva da SkyNews. “Il killer frequentava due moschee – continua il Corsera – una delle quali, simile a una piccola abitazione, figura nell’elenco di quelle chiuse, dalle undici di sabato, dal ministro dell’Interno in quanto ‘luogo di terroristi’. La presenza nelle moschee di Rezgui, confermata dai testimoni come i proprietari delle botteghe vicine e in particolare un venditore di tappeti (all’entrata ha ben in evidenza la fotografia d’una ragazza velata), è un dato acquisito degli investigatori. Ma soltanto adesso. Se in una fase iniziale non avevano avuto nulla da segnalare sullo stragista nemmeno gli attenti e preparati servizi segreti, il quadro è clamorosamente cambiato”.