Atene al fianco dei migranti: 3000 persone in piazza per dire no al neonazismo
Esistono due luoghi contrapposti e simbolici ad Atene, uno è il quartiere di Exarhia dove – nel 2008 – un giovane quindicenne (Alexandros Grigoropulos) è stato assassinato dalla polizia, si tratta del quartiere "rosso" per eccellenza dove esiste la maggiore concentrazione di centri sociali e attività politiche connesse alla sinistra radicale; l'altra zona è quella ruota intorno alla chiesa di San Panteleimonos dove – un paio d'anni fa – in seguito all'assassinio di una donna greca da parte di tre immigrati, gruppi neonazisti hanno accoltellato oltre cinquecento migranti nel giro di una settimana, da allora il quartiere è diventato luogo simbolo di gruppi neonazisti e neofascisti. Nello stesso quartiere, però, è attivo da oltre ventidue anni il più importante centro sociale ateniese di matrice anarchica, Villa Amalia. Ma cosa c'entra questo con la manifestazione antirazzista che – lo scorso 17 marzo – ha sfilato per le strade di Atene? È presto detto. La manifestazione ha visto un concentramento iniziale in piazza Korai (zona al confine con Exarhia) e, dopo gli interventi di moltissimi rappresentanti dei movimenti, dei sindacati dei migranti e dei rappresentanti di gruppi etnici, il corteo si è mosso in direzione di San Panteleimonos: lo scopo del corteo, seguito da oltre tremila persone (per la gran parte migranti di ogni razza, religione, appartenenza), era quella di approdare nella piazza simbolo nel neonazismo per rivendicare diritti e protestare contro ogni forma di fascismo.
La situazione era molto tesa. La protesta era colorata, festosa ma – allo stesso tempo – era impossibile non percepire la grande preoccupazione che si respirava tra i partecipanti. Da diverse ore, infatti, girava voce che la polizia avrebbe bloccato il corteo a circa 500 metri da San Panteleimonos per evitare che gli esponenti della sinistra radicale e gli anarchici incontrassero l'opposta fazione che – provocatoriamente – aveva organizzato una contro-manifestazione riservata ai "soli greci". E così è stato. La polizia, che ha seguito il corteo durante tutto il suo svolgimento, ha bloccato la manifestazione a poche centinaia di metri dall'arrivo per questioni di ordine pubblico. Centinaia di poliziotti affollavano le traverse che incrociavano il percorso della manifestazione, altri bloccavano la strada principale, altri ancora circondavano la piazza di San Panteleimonos, tutti in tenuta antisommossa. Ciononostante, gli organizzatori non hanno voluto ingaggiare lo scontro e hanno accettato di concludere la manifestazione lì dove era stata interrotta, senza forzare il blocco. I migranti hanno eretto così un piccolo palco dal quale molti partecipanti hanno levato cori antirazzisti, hanno raccontato vicende personali, hanno cantato, recitato, riso, il tutto offrendo le spalle alla barricata della polizia. Intanto, pochi metri più in là, nella "zona franca" che divideva la polizia dal corteo, qualche manifestante ha lanciato invettive all'indirizzo delle forze dell'ordine, qualcuno ha voluto sedersi a terra in segno di protesta, quasi a voler varcare un'invisibile zona rossa in nome della disobbedienza civile. Nonostante la tensione, però, non si è registrato alcun episodio di violenza, neppure al di là della camionetta dove, intanto, gli anarchici erano riusciti a ricompattarsi sotto l'ingresso di Villa Amalia circumnavigando l'isolato. Circa trecento anarchici affollavano la strada principale e le traverse adiacenti, il tutto per rivendicare il diritto di manifestare in uno spazio che non vogliono sia considerato esclusiva proprietà dell'estrema destra, uno spazio in cui portano avanti le loro attività fin dal lontano 1990.
Gli scontri tra gli anarchici di Villa Amalia e i movimenti neofascisti sono all'ordine del giorno nella zona di San Panteleimonos, ma nella giornata del 17 marzo la frangia degli estremisti di destra non sembrava poi così nutrita. La contro-manifestazione, convocata per le 14, alle 16 sembrava già finita, e i pochi reduci rimasti a presidiare la piazza non arrivavano a trenta unità. A parte qualche insignificante scaramuccia generatasi in virtù del clima teso, non si è registrato alcuno scontro, tanto che – intorno alle 18 – la polizia ha liberato le strade e il traffico ha ricominciato a scorrere normalmente. Tutto sommato, si è trattato di una manifestazione pacifica, sebbene poco partecipata da parte della popolazione greca. Molti attivisti politici, infatti, dichiarano di aver preferito restare a casa, chi per timore di scontri, chi perché contrario a un corteo in cui leggevano un'esplicita quanto improduttiva provocazione alle destre. Per quanto riguarda la gente comune, non sembra che avverta i problemi legati all'immigrazione come una questione di grande rilevanza. Eppure la situazione per i migranti si fa via via più drammatica, tanto che molti scelgono di lasciare la Grecia per dirigersi verso il nord Europa. Al momento, infatti, nemmeno i rifugiati hanno vita facile. L'asilo politico viene concesso sempre più difficilmente e si moltiplicano i presidi di fronte agli uffici preposti al rilascio dei certificati.
La xenofobia, inoltre, è in fortissimo aumento, così come la sensazione che l'immigrazione sia – in qualche modo – una delle cause della crisi. I partiti della destra alimentano questo sentimento, tentando di cavalcare l'ondata di razzismo che serpeggia nelle strade e che – proprio negli ultimi mesi – comincia a produrre fenomeni paragonabili alle "ronde" nostrane. Eppure nei quartieri caratterizzati dalla forte presenza di migranti non si registrano particolari disagi, né un aumento della criminalità più spiccato che altrove. Si registra povertà, disperazione, solitudine, il tutto unito all'evidente sensazione di non essere ben accetti. Molti di loro hanno come unica colpa quella di provenire da paesi in cui la democrazia è un puro miraggio, paesi in guerra, paesi in cui rischiano l'arresto per ragioni politiche, la pena capitale o in cui – semplicemente – non sono in grado di garantirsi la sopravvivenza. Per questo, nella giornata del 17, molti partiti e movimenti politici hanno sentito il bisogno di organizzare una manifestazione che dimostrasse loro che la popolazione greca non è composta di soli xenofobi, ma anche di donne e uomini pronti ad accoglierli come fratelli.