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Assolto Dottor Cannabis “Continuerò a curare con la marijuana medica”

Secondo il giudice per le indagini preliminari di Lucca le piantine trovate in possesso del chirurgo di Forte dei Marmi non erano destinate allo spaccio. Cinquini ha alle spalle una serie di arresti e fermi legati alle sue coltivazioni, ma non si è mai dato per vinto: “E’ un farmaco di prima scelta”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il dottor Fabrizio Cinquini può continuare a coltivare la sua cannabis terapeutica. Lo ha deciso venerdì scorso il giudice per le indagini preliminari di Lucca, sentenziato che il  storico medico antiproibizionista non ha commesso reati coltivando le sue piantine in Versilia. La sfida del dottor Cinquini è ormai nota e va avanti da anni. Originario di Pietrasanta, il 52enne si è sempre battuto per far riconoscere che la sua marijuana era per uso personale e soprattutto per motivi terapeutici. Ma questa battaglia gli ha procurato numerosi guai giudiziari. L'ultimo lo scorso 5 maggio, quando i carabinieri di Forte dei Marmi, allertati da una villeggiante, avevano trovato il dottor Cinquini mentre innaffiare le sue piante: sedici in vaso, otto a terra. Cinquini si trovava peraltro confinato nel comune di Forte dei Marmi per una precedente condanna per coltivazione. In precedenza, nel luglio del 2015 i carabinieri, chiamati da una vicina che lo aveva visto annaffiare venticinque piante di marijuana, lo avevano arrestato per spaccio. Ma lunedì scorso, dopo gli accertamenti che avevano accertato la bassa presenza di principio attivo nella gran parte delle piantine sequestrate, è arrivata l'assoluzione. E il suo avvocato ha scritto su Facebook: "Una persecuzione è finita".

C’è da dire che il curriculum giudiziario del dottor Fabrizio Cinquini è lungo. Nel 2013, dopo che gli erano state trovate circa 300 piante, il Tribunale di Lucca lo aveva condannato a 6 anni, 30mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici, sulle basi di legge, la Fini-Giovanardi, dichiarata incostituzionale dopo appena 2 mesi. In appello la pena era scesa a due anni e otto mesi. Nel carcere di San Giorgio, a Lucca, il chirurgo aveva cominciato uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni della struttura. Quindi ricoverato all'ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, dove è stato dichiarato sano di mente, e ancora in una cella del carcere di Massa. Qui, fermo sulle proprie posizioni, aveva proposto alla direttrice di avviare una coltivazione di cannabis terapeutica nell’orto. La sua vicenda aveva  scatenato numerose polemiche, anche a livello nazionale. Con lui si sono schierati Pd e Radicali. “Adesso siamo in attesa della Cassazione, ma non si sa ancora quando ci sarà la sentenza” conclude l’avvocato Zaina.

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