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Articolo 18: il governo vorrebbe modificarlo, ma per i sindacati non si tocca

L’esecutivo sta lavorando alla riforma del mercato del lavoro, i cui punti fondamentali saranno l’articolo 18 e il contratto unico. E i sindacati continuano ad avere perplessità.
A cura di Alfonso Biondi
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Operaio in fabbrica

Sull'articolo 18 il governo Monti sembra fare davvero sul serio. L'Europa ha chiesto al nostro Paese di rivedere le norme che disciplinano i licenziamenti individuali e il professore della Bocconi non vuole sfigurare: per lui le richieste che arrivano da Bruxelles vanno soddisfatte, costi quel costi. Si tratta di una questione di credibilità. Monti sa di avere un alleato decisivo nel Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, circostanza che, a qualche giorno dalle consultazioni tra l'esecutivo e le parti sociali, non fa che  aumentare le tensioni attorno alla nuova riforma del mercato del lavoro, specialmente per quel che riguarda i sindacati.

Il governo sentirà le parti sociali, ma deciderà da solo

Il governo ha deciso di incontrare separatamente i leader di Cgil, Cisl e Uil: per Susanna Camusso, che due giorni fa aveva chiesto all'esecutivo un unico incontro cui avrebbero dovuto partecipare congiuntamente le tre sigle sindacali, è chiaro che da parte del governo non c'è nessuna voglia di aprire una trattativa. E ha ragione. Monti non accetterà veti da parte di nessuno. Il professore ha già chiaro il modus operandi: ascoltare separatamente tutte le parti sociali e decidere come strutturare il provvedimento. Decidere, non concordare. L'obiettivo resta quello di varare la riforma nel minor tempo possibile, anche se al momento non è ancora possibile parlare di tempi certi.

Articolo 18 e contratto unico

I piani del governo sull'articolo 18 sembrano ormai chiari: le tutele previste continueranno ad essere valide per i lavoratori ai quali già si applica (quelli che fanno parte di aziende che hanno più di 15 dipendenti), non per i neoassunti o i disoccupati. Verrà poi istituito il cosiddetto "contratto unico" sponsorizzato da Pietro Ichino (Pd): si tratta di una modalità contrattuale che sancisce la possibilità di licenziamento per per motivi economici, tecnici o organizzativi e che prevede, al posto del reintegro del lavoratore in azienda,  l'erogazione di un'indennità triennale al lavoratore licenziato. Nel triennio quest'ultimo sarà impegnato in un piano di ricollocazione.

Susanna Camusso: "L'articolo 18 non si tocca"

In un'intervista a La Repubblica, Susanna Camusso ha ribadito ancora una volta la posizione del suo sindacato: "Il governo deve sapere che sull'articolo 18 non trattiamo". Il leader della Cgil, che proprio ieri ha avuto un incontro col Ministro del lavoro Elsa Fornero, ha fatto sapere di esser pronta a siglare un nuovo patto col governo, a patto che l'articolo 18 resti intatto: per la Camusso si tratta di un deterrente per i licenziamenti senza giusta causa. Pollice verso anche per quanto riguarda il contratto unico proposto da Ichino: " Si sostiene- ha dichiarato il leader della Cgil- che serva a superare il dualismo del mercato del lavoro, però introduce una nuova forma di contratto, cosa di cui non c'è alcuna necessità, mentre bisognerebbe ridurre le tipologie contrattuali e far costare di più i contratti flessibili."

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