Arriva la conferma dell’Istat: l’Italia è in recessione
L’aveva annunciato ieri il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, anticipando l’Istat. Lo ha confermato oggi l’istituto di statistica fornendo i dati sull’economia italiana. Contrazione del Pil per il secondo trimestre consecutivo e conseguente recessione tecnica. Nel quarto trimestre del 2018 l’economia italiana ha registrato una contrazione dello 0,2%. Si tratta del secondo trimestre consecutivo di calo – la condizione che determina la recessione tecnica – dopo il -0,1% del periodo luglio-settembre. Su base annua, invece, il Pil è aumentato dello 0,1% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. Il calcolo viene effettuato dall’Istat considerando anche gli effetti di calendario e il dato destegionalizzato: nel quarto trimestre c’è stata una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e due giornate lavorative in più rispetto al quarto trimestre del 2017.
Nel 2018 il Pil italiano è aumentato dell’1% in base ai dati trimestrali grezzi, in netto calo rispetto all’1,6% del 2017, come comunica l’Istat. Il dato corretto per gli effetti di calendario mostra una crescita dello 0,8%: nel 2018 ci sono state tre giornate lavorative in più rispetto al 2017. Le previsioni del governo per il 2018 si attestano all’1%, ma il dato sarà confrontabile solo quando l’istituto di statistica renderà noti i dati definiti il primo marzo. La contrazione del Pil del quarto trimestre è il peggior risultato degli ultimi cinque anni: un calo simile avvenne solamente nel quarto trimestre del 2013.
Negativa inoltre l’eredità che il 2018 lascia sull’economia del 2019: la crescita acquisita per l’anno in corso, cioè quella che ci sarebbe in caso di trimestri del 2019 tutti con variazione del Pil pari a zero, è pari a -0,2%. Nel quarto trimestre del 2018 per l’economia italiana si registra “un netto peggioramento della congiuntura del settore industriale a cui si aggiunge un contributo negativo del settore agricolo, a fronte invece di un andamento stagnante delle attività terziarie”. In sostanza, la variazione è la sintesi di una diminuzione nei comparti agricoltura, pesca e industria e una stabilità sostanziale dei servizi. Per quanto riguarda il lato della domanda, si segna un contributo negativo della componente nazionale e positivo della componente estera netta.