Arresto genitori Renzi, l’accusa: “Finte coop per eliminare i debiti e guadagnare di più”
Bancarotta fraudolenta e false fatturazioni, sono questi i reati contestati dalla Guardia Di Finanza a Tiziano Renzi e Laura Bovoli, i genitori dell'ex Premier Matteo Renzi arrestati nelle scorse ore con un provvedimento di custodia cautelare ai domiciliari. Secondo l'accusa i due avevano creato finte cooperative dove scaricare tutti i debiti come il costo dei lavoratori, le imposte previdenziali, le tasse e le multe delle vere attività che gestivano, facendole poi fallire senza sborsare un euro e tenendosi invece i guadagni. Secondo la Procura di Firenze, si tratta di tre aziende, La Delivery Service Italia, la Europe Service e la Marmodiv, che servivano alla Eventi 6, la società di famiglia dei Renzi, per abbattere i costi scaricandoci sopra tutti debiti attraverso false fatturazioni.
Gli atti di accusa firmati dal procuratore aggiunto Giuseppe Creazzo e dall’aggiunto Luca Turco, riportano le testimonianze degli stessi dipendenti delle cooperative ma anche alcune email in cui viene spiegato bene il meccanismo contestato ai due coniugi. Tutto sarebbe partito con la cooperativa Delivery Service che per gli inquirenti “è stata in regola solo per il primo anno di esercizio” e poi fallita nel 2011 sommersa dai debiti. Secondo alcuni lavoratori ascoltati come testimoni, è a questo punto che la signora Bovoli spiega a tutti che c'è la necessità di aprire un’altra cooperativa "per cercare di guadagnare qualcosa in più". Una idea aspirata anche al marito in un email successiva in cui la donna avrebbe scritto: "L’unica cosa che salvaguarda la coop è andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne di vino e volantini, sarà costretta a riassumerli subito".
Diversi i dipendenti e i piccoli imprenditori ascoltati dalla Finanza che hanno confermato questo meccanismo. "Le fatture che facevo erano false: mi fu chiesto di aprire una partita Iva e di emetterle. Mi venivano pagate via bonifico e successivamente io restituivo per intero la somma, in contanti. Questi soldi credo servissero a pagare in nero altri dipendenti. Non ero l’unico a cui era stato chiesto questo favore, ce ne sono molti altri" ha raccontato un dipendente. Secondo l’ordinanza del gip di Firenze, tra questi dipendenti coinvolti figurano diversi stranieri.
"Venivano create aziende, prevalentemente sotto forma di cooperative, al solo fine di raggruppare i lavoratori o i mezzi. Tali realtà societarie venivano distinte dalla società “capofila" che intrattenevano concretamente i rapporti con i clienti. Per tale ragione queste società capofila non avevano direttamente alle dipendenze i distributori, se non per qualche periodo. Le società cooperative invece venivano create al fine di svolgere il lavoro operativo, concentrando tutte le criticità su queste e lasciando “pulite” le società capofila" ha spiegato ancora un altro dipendente. Tutti elementi che, secondo gli inquirenti, indicano che "le condotte volontarie di Bovoli e Renzi sono state realizzate non per fronteggiare una contingente crisi di impresa, quanto piuttosto condotte imprenditoriali finalizzate a massimizzare il proprio profitto personale con ricorso a strategie di impresa che non potevano non contemplare il fallimento delle cooperative". Per questo per i Gip se non venivano fermati con gli arresti "è del tutto verosimile ritenere che essi avrebbero proseguito nell’utilizzo di tale modus operandi criminogeno, coinvolgendo altre cooperative"
L'avvocato "Mai vista una cosa del genere"
"Mai vista una cosa del genere: arresti domiciliari a due persone prossime ai 70 anni per fatti asseritamente commessi al più tardi nel 2012. Ci riserviamo ogni valutazione sul merito alla lettura completa delle carte", ha dichiarato l'avvocato Federico Bagattini, legale di Tiziano Renzi e Laura Bovoli. I difensore ha riferito che i due accusati hanno avuto una reazione "di incredulità, di sconcerto, di prostrazione anche" quando gli è stato notificata la misura degli arresti domiciliari.