Arrestato il boss dei Casalesi, Michele Zagaria
Era nascosto nella sua Casapesenna. Un fortino inespugnabile dove sapeva che nessuno l'avrebbe potuto toccare. Consapevole del potere che aveva nella sua cittadina natale, si era creato lì un covo per continuare quella che era una latitanza durata sedici anni. Alle 11 e 30 di stamattina l'Antimafia ha posto fine alla latitanza di Michele Zagaria, boss del clan dei Casalesi, arrestato in un covo nel casertano. Dopo aver fatto perdere completamente le sue tracce, il boss dell'efferata ala dei Casalesi è stata arrestato dai carabinieri e dalla polizia in un'operazione congiunta diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Il boss è stato scovato in un terreno agricolo di via Mascagna a Casapesenna.
A trovarlo sono stati gli uomini della Squadra Mobile di Caserta che avevano individuato il covo da giorni e aspettavano solamente il momento giusto per intervenire. Una volta organizzato il blitz le forze dell'ordine hanno fatto irruzione nel covo stringendo dopo sedici anni le manette ai polsi dell'ultimo importante latitante del clan casertano. Alla vista degli uomini della Mobile, Zagaria è stato colto da un malore ed ha chiesto l'intervento di un'ambulanza.
Per oltre un quarto d'ora dall'arresto il boss non aveva ancora lasciato il suo covo. Poi finalmente le manette ai polsi e in quel momento è cominciata la festa delle forze dell'ordine per un colpo mortale al più pericoloso clan camorristico. Zagaria era latitante dal 1995 e inserito nei cento latitanti più pericolosi d'Italia. Per il lungo periodo di latitanza, aveva reso necessario una ricostruzione delle sue fattezze fisico e la ricostruzione digitale del suo possibile identikit.
Il cerchio intorno alla "primula rossa" si stava evidentemente stringendo dopo gli arresti dei fratelli e dei cugini. Da anni ormai le forze dell'ordine erano sulle sue tracce ritenendolo il numero uno dell'organizzazione casertana che subisce così un colpo mortale dopo gli arresti di altri due boss latitanti come Giuseppe Setola e Antonio Iovine. Fondamentali le rivelazioni dei nuovi collaboratori di giustizia che sicuramente hanno dato le indicazioni giuste agli investigatori. Il clan ormai sentiva il fiato sul collo degli investigatori visto che organizzava una nuova stagione stragista.