Arrestato Fiorito, l’avvocato Taormina: “Faremo subito ricorso”
Nella prima mattinata sono scattate le manette per Franco Fiorito. La Guardia di Finanza ha eseguito l'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip su richiesta del procuratore aggiunto Alberto Caperna e del pm Alberto Pioletti. L'accusa è quella di peculato per almeno 1,3 milioni di euro che l'ex capogruppo del PDL avrebbe sottratto dai fondi del partito alla Regione Lazio e trasferito su altri suoi conti in Italia e all'estero. Tre sono le motivazioni che hanno convinto i magistrati a firmare l'arresto: pericolo di fuga, reiterazione del reato e inquinamento delle prove. E così, all'alba, Er Batman è stato prelevato dalla sua casa ai Parioli e portato a Regina Coeli. Al momento le Fiamme Gialle stanno ancora perquisendo le sue case: a Roma, Anagni, la villa sul Circeo e anche quella della madre. C'è da dire che ieri Fiorito è stato iscritto nel registro degli indagati anche a Viterbo con l'accusa di aver falsificato alcune fatture relative alle spese sostenute del suo successore al PdL alla Regione Francesco Battistoni.
L'avvocato Carlo Taormina, difensore di Franco Fiorito, ha annunciato ricorso contro la decisione del gip: «L'arresto di Fiorito per l'ipotesi di peculato non è pertinente. C'è una giurisprudenza che dice che quando questo denaro pubblico entra nelle tasche di un partito, piaccia o non piaccia, diventa denaro privato» dice il legale a Tgcom24, commentando l'arresto del suo assistito. «Se ci si trova davanti a un reato – spiega l'avvocato – questo è quello di appropriazione indebita, dove l'arresto non è consentito». Insomma, secondo l'ex sottosegretario del governo Berlusconi II, le esigenze per la misura di custodia cautelare dietro le sbarre non c'erano. «Inoltre – continua – c'è da dire che se hanno arrestato Franco Fiorito, mancano all'appello gli altri 70 consiglieri della Regione Lazio». E in tal senso ha ragione. L'inchiesta della Procura di Roma potrebbe ben presto estendersi anche agli altri consiglieri regionali del Lazio. Più precisamente all'uso che hanno fatto dei rimborsi elettorali.